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'Ndrangheta, danneggiata a Milano panchina rossa dedicata a Lea Garofalo

La panchina rossa dedicata alla testimone di giustizia Lea Garofalo in piazza Prealpi, a Milano, è stata danneggiata da ignoti. «Un nuovo intollerabile attacco a Lea Garofalo, donna coraggiosa assassinata dalla 'ndrangheta. La panchina rossa a lei dedicata in piazza Prealpi, luogo emblematico della sua storia, è stata danneggiata da ignoti che hanno cercato di appiccare un fuoco sulla seduta - hanno denunciato la segretaria metropolitana del PD Milano Silvia Roggiani e la presidente del Municipio 8 Giulia Pelucchi -. Purtroppo non è la prima volta. Questi spregevoli sfregi sono il motivo per cui, ogni giorno, dobbiamo tenere alta l’attenzione. Combatteremo sempre qualsiasi organizzazione di stampo mafioso seguendo l’esempio di Garofalo. Piazza Prealpi diventerà uno spazio pubblico dedicato ai diritti di tutte e tutti. Dopo la panchina gialla per Regeni e Zaki, la prossima sarà dedicata alla comunità arcobaleno. Contrasteremo così chi ci vuole intimidire. Sistemeremo la panchina e auspichiamo che le telecamere presenti possano fare luce sugli autori di questo vile gesto».

Chi era Lea Garofalo

Lea Garofalo nasce il 24 aprile 1974 a Petilia Policastro ed è stata una testimone di giustizia. Decide di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco e per questo sottoposta a protezione dal 2002. Lea, interrogata dal Pubblico Ministero Antimafa Salvatore Dolce, riferisce dell’attività di spaccio di stupefacenti condotta dai fratelli Cosco grazie al benestare del boss Tommaso Ceraudo. Inoltre, Lea attribuisce la colpa dell’omicidio di Floriano Garofalo al cognato, Giuseppe, e all’ex convivente, Carlo Cosco, fornendone anche il movente. Nel 2006 viene estromessa dal programma di protezione perché l’apporto dato non era stato signifcativo in quanto ritenuta collaboratrice non attendibile. La donna si rivolge allora prima al TAR e poi al Consiglio di Stato: nel dicembre del 2007 viene riammessa al programma (sempre come collaboratrice di giustizia e mai come testimone), ma nell’aprile del 2009 decide all’improvviso di rinunciare a ogni tutela e di ritornare a Petilia Policastro, dove riallaccerà i rapporti con l’ex compagno Carlo Cosco. Il 5 maggio 2009 si presenta a casa sua Massimo Sabatino sotto mentite spoglie, recatosi sul posto per rapire e uccidere Lea Garofalo. La donna riesce a sfuggire all’agguato grazie all’intervento della fglia Denise e informa i carabinieri dell’accaduto ipotizzando il coinvolgimento dell’ex compagno. Il 20 novembre del 2009 Cosco chiama Lea a Milano, con la scusa di parlare del futuro della loro fglia Denise. La sera del 24 novembre 2009, approfittando di un momento in cui Lea rimane da sola, Carlo la conduce in un appartamento che si era fatto prestare per quello scopo. Ad attenderli in casa c’è Vito Cosco detto “Sergio”. In quel luogo Lea viene uccisa, il suo cadavere sarà portato a San Fruttuoso, un quartiere di Monza, da Carmine Venturino, Rosario Curcio e Massimo Sabatino. Lì verrà poi carbonizzato.

 

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