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Calabria, la bonifica dei depuratori ancora a metà. Resta il nodo del mega impianto di Gioia

A causa di una rottura l’impianto sversa i liquami a pochi metri dalla battigia

Il commissariamento dei 14 depuratori dislocati lungo la costa tirrenica calabrese da una parte riscuote consensi, dall’altra riaccende il dibattito sulle carenze che sono alla base del malfunzionamento degli impianti e sui ritardi con cui ancora una volta si interviene per tamponare una situazione alquanto delicata.
Con la stagione delle vacanze ormai in cammino e con i tempi tecnici necessari per riparare i guasti riscontrati nel corso di specifiche indagini conoscitive condotte a tappeto, tra il 18 gennaio e il 10 giugno scorsi, da Regione, Arpacal e amministrazioni provinciali, non sarà facile recuperare il bandolo della matassa. Probabilmente, controlli e verifiche si sarebbero dovute concludere in meno di cinque mesi per come è avvenuto. A questo punto, nessuno se lo augura, ma c’è il rischio concreto che anche per quest’anno il mare pulito resti una pia illusione. Questa sensazione è stata nettamente percepita dalle associazioni attive tra Nicotera e Tortora, che, non a caso, su iniziativa di Francesca Mirabelli, responsabile di “Mare pulito Bruno Giordano”, il prossimo 29 giugno, alle ore 19,30, si ritroveranno nell’anfiteatro del porto di Tropea per fare il punto della situazione. A mobilitarsi, oltre a “Mare pulito”, sono anche i gruppi che fanno capo al comitato “Uniti per il golfo di Sant’Eufemia”, ma delegazioni dovrebbero arrivare anche dalla zona di Paola e oltre. La tensione sale e potrebbero trovare conferma le previsioni di un’estate davvero calda.
Peraltro, l’ordinanza con cui il governatore Occhiuto commissaria i depuratori di San Lucido, Fuscaldo, San Nicola Arcella, Belvedere Marittimo, Guardia Piemontese, Sangineto, Belmonte Calabro, Parghelia, Zambrone, Briatico, Ricadi, Pizzo, Tropea e Nocera Terinese e li affida alla supervisione del Consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive (Corap), a parere di tanti, lascia aperta una grande falla. Non prende, cioè, alcun provvedimento nei confronti del mega-depuratore di Gioia Tauro un cui tubo, rotto in due punti, da oltre 10 anni continua a scaricare a meno di cento metri dalla battigia anziché quattrocento per come previsto. È, tutto sommato, comprensibile che la Regione, proprietaria del 51 per cento della Iam che gestisce l’impianto, trovi serie difficoltà a commissariare se stessa, ma la questione non può e non deve essere sottovalutata.

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