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Vaccinazioni, la quarta dose in Calabria è un flop

L’allarme del superconsulente Miozzo: la regione è al penultimo posto insieme al Molise. Cartabellotta: «Pericoloso aspettare»

La profilassi in Calabria è un aculeo spuntato con numeri che preoccupano il superconsulente della Regione, Agostino Miozzo. L’ex coordinatore del Comitato tecnico del Governo ha manifestato le sue perplessità dopo la verifica nel merito dell’utilizzo della quarta dose di vaccino interpolando i dati acquisiti dalla Fondazione Gimbe con quelli caricati sulla piattaforma dell’Istituto superiore di sanità. «Tra le regioni italiane risultiamo essere al penultimo posto insieme al Molise per le vaccinazioni ai soggetti fragili e agli over 80. È necessario, quindi, mettere in atto azioni pro attive, andando a recuperare a domicilio i soggetti non vaccinati. Così hanno fatto in Piemonte che hanno raggiunto il primo posto per la somministrazione della seconda dose booster».
Gimbe, giovedì aveva presentato il suo report settimanale attribuendo alla Calabria un tasso di copertura vaccinale con quarta dose per le persone immunocompromesse pari al 6,5% che è ben lontano dalla media nazionale che si attesta al 30,5%. Le cose vanno, addirittura, peggio con la frazione degli ultraottantenni, gli ospiti delle Rsa e i fragili 60-79enni che, insieme, raggiungono un 3,9% contro una media italiana del 14%. Secondo la Regione, al 25 maggio, erano state somministrate, complessivamente, 8.480 quarte dosi in Calabria. Il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta conferma le preoccupazioni di Miozzo: «La somministrazione della quarta dose non solo non è decollata, ma i trend documentano una fase calante. Eppure, la riduzione dell’efficacia vaccinale nei confronti della malattia grave aumenta la mortalità nelle fasce più anziane della popolazione già vaccinate con tre dosi, mentre si consolidano le prove di efficacia del secondo booster nel ridurre ospedalizzazioni e decessi. Peraltro, gli eccellenti risultati di alcune Regioni “virtuose” dimostrano che somministrare alle persone vulnerabili l’ulteriore booster a 120 giorni dalla terza dose è solo una questione organizzativa e di informazione alla popolazione. Perché rimandare all’autunno, confidando in “vaccini aggiornati”, è una scelta molto azzardata per i vulnerabili».

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