Il business dell’acqua in Calabria si poggia su un paradosso. La stessa acqua infatti prima produce energia poi la consuma, alimenta le centrali idroelettriche poi finisce nelle case dei cittadini. Scendendo dai laghi e correndo a valle i suoi salti fanno girare le turbine che producono centinaia di milioni di KWh all’anno. Consumato anche l’ultimo dislivello però, in molti casi, l’acqua deve fare il percorso inverso per poter arrivare nei centri abitati. E allora bisogna azionare pompe e impianti che consumano energia e gravano sulla bolletta. Le acque del bacino del Fiume Neto, per esempio, alimentano le Centrali silane di Orichella, Timpagrande e Calusia per una produzione media annua di 730 GWh. Terminata a valle la loro corsa tra le turbine, per ripompare verso Crotone ed altri centri una parte delle stesse acque, la Sorical consuma in media 7.8 GWh anno con un costo che ai valori del 2022 si prevede possa attestarsi in circa 3 milioni di euro. Quadro simile anche in provincia di Catanzaro. Le acque dei bacini dei Fiumi Simeri e Passante attraversano le centrali di Albi e di Magisano generando una produzione media annua di elettricità di 85 GWh. Anche in questo caso, dopo essere stata utilizzata per produrre energia, quella stessa acqua per andare nelle case dei catanzaresi consuma in media 7.5 GWh/anno con un costo previsto intorno 2,8 milioni di euro.
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