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La piccola Taisiia travolta e uccisa a Crotone. Accuse più gravi per l’investitore

Il Pm ha contestato al 18enne che era al volante del veicolo il reato di omicidio volontario

Si aggrava la posizione di Giuseppe Pio De Fazio, il 18enne di Crotone finito in carcere per aver investito e ucciso la sera del 20 marzo scorso, in contrada Cantorato, la bambina ucraina di 5 anni, Taisiia Marzeniyk, mentre si trovava in braccio al 16enne fidanzatino crotonese della cugina (rimasta illesa), della vittima. Il sostituto procuratore Alessandro Rho, titolare delle indagini condotte dai carabinieri, ha infatti modificato il capo di accusa a carico del giovane, che adesso non deve rispondere più di omicidio stradale aggravato e di lesioni personali stradali, bensì di omicidio volontario e di tentato omicidio. Ma non solo.

Ieri il Tribunale della libertà di Catanzaro, pronunciandosi sulle contestazioni originarie e non su quelle rimodulate, ha confermato la misura cautelare in carcere per il diciottenne, rigettando l’istanza del suo difensore, l’avvocato Mario Lucente. Insieme al 18enne, nel registro degli indagati risulta iscritto a piede libero anche suo padre, Francesco De Fazio, di 44 anni, al quale viene contestato di aver concesso il veicolo al figlio sebbene privo di patente di guida.

Taisiia, come si ricorderà, era arrivata in Italia il 26 febbraio con la madre Ludmilla. Entrambe avevano lasciato la città di Tersipol all’indomani dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo di Putin, ed erano ospiti di un crotonese e di una loro connazionale in una casa di Cantorato. Per il 18enne l’arresto era scattato il 23 marzo in seguito alle testimonianze che l’Arma ha raccolto nelle ore successive all’incidente. Secondo la cugina di Taisiia, quando Giuseppe Pio De Fazio ha visto loro tre camminare ai margini della Strada provinciale 22 che porta a Rocca di Neto, avrebbe fatto inversione di marcia a bordo del camion “Fiat Doblò” arancione per poi lanciarsi a velocità sostenuta contro i pedoni, travolgendo il giovane che teneva in braccio la bambina che non ebbe scampo, e provocando ferite non gravi al ragazzo.

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