Le cifre non mentono mai, anche quando sembrano stabilizzarsi pur sapendo, tuttavia, che in questi due anni e tre mesi, il virus è sempre stato inquieto, alternando una narrazione mista tra magnifiche sorti e fatali progressi. Da giorni, il trend è quello di una crescita lineare, un passo incerto. Uno sviluppo che, nelle ultime 24 ore, mostra segni di discontinuità. Solo un caso? Forse. Ma gli esperti continuano a suggerire massima attenzione ai comportamenti individuali per evitare pericolosi revival. I prossimi giorni, in particolare, riveleranno se la fine dello stato d’emergenza abbia o meno ispirato eccessiva euforia tra i calabresi. Ieri, la Regione ha dichiarato 1.619 nuovi positivi, 73 in meno rispetto a domenica 3 aprile. Ma ciò che cresce è il tasso di positività: la scorsa settimana di fermava al 17,95%, ieri è risalito al 18,29% che è risultato il terzo dato nazionale di giornata dopo quello registrato da Marche ed Emilia Romagna.
La lenta ritirata del virus è stata apprezzata anche nelle corsie degli ospedali che sono andate gradualmente svuotandosi. Ieri, però, la progressiva flessione dei livelli di saturazione dei servizi assistenziali si è fermata e sono tornati ad aumentare i ricoverati nelle due aree. Nei reparti ordinari, in particolare, sono entrati 5 nuovi pazienti, mentre nelle Rianimazioni si registra un solo nuovo ingresso. Il tasso di occupazione delle aree mediche risale a quota 31,97% e si conferma al secondo posto della graduatoria delle regioni dietro l’Umbria. Nelle Terapie intensive, invece, la percentuale di occupazione ritorna sopra la prima soglia di rischio, al 10,10% (solo la Sardegna è più intasata).
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