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L'effetto guerra in Calabria: crac delle micro-imprese e recessione in agricoltura

I presidenti di Coldiretti e Confartigianato lanciano l'allarme

Il conflitto è una febbre maligna che rapidamente sta consumando l’umanità. Sul mondo, da quando è sceso il tempo di Caino, sono calate le tenebre, e non solo in Ucraina dove si combatte la guerra delle bombe e della propaganda. I graffi dello scontro armato sono visibili ovunque. In questo nostro Sud del Sud di un’Italia sempre più in difficoltà i segni più evidenti sono quelli della miseria che si diffonde. Una disperazione che si raccoglie e si ramifica estendendosi come una alluvione fino a travolgere i pilastri della società. Dentro ogni casa, in ogni famiglia c’è lo stesso riconoscibile dolore di chi è costretto a vivere una vita sempre più complessa. Un disagio sociale amplificato da una crisi che investe tutti i settori produttivi.

Il crac delle micro-imprese

Secondo uno studio recente di Confartigianato, in Calabria, nelle prime linee della guerra dei prezzi e dei mercati sconvolti dal conflitto galleggiano 17.611 imprese e 56.983 addetti. Sono piccole e micro aziende che operano nei comparti più esposti all’escalation dei prezzi dell’energia, alla carenza di materie prime provenienti dai paesi del teatro di guerra, al caro-carburanti e nei territori con un peso della spesa dei turisti provenienti dalla Russia e delle vendite in Russia e Ucraina di macchinari e prodotti della moda. Sono imprese e occupati che rischiano più di tutti la sopravvivenza. Nella trincea avanzata faticano a restare a galla i settori con una maggiore intensità energetica: dalla metallurgia alla petrolchimica, dalla carta al vetro, dalla ceramica ai trasporti. Nei comparti manifatturieri energy intensive sono sempre più numerosi i casi in cui il divario tra costi e ricavi diventa insostenibile, costringendo al fermo dell’attività.

Le bombe su stalle e campi

Il vento della recessione sta piegando anche l’agricoltura, il braccio forte dell’economia calabrese. Il leader regionale di Coldiretti, Franco Aceto, lancia l’allarme: «Siamo nel pieno di una tempesta perfetta, col Covid che sembra finito ma che finito non è, almeno per adesso, e con una guerra sempre più pericolosa per le sorti dell’umanità. E, poi, ci sono le speculazioni che completano questo scenario da incubo. Ciò che si sta verificando in queste settimane è qualcosa di imprevedibile per gli imprenditori agricoli. Il costo delle materie prime è triplicato così come le quotazioni dell’energia elettrica. E il gas costa il doppio. Tutto ciò non ha determinato l’aumento delle remunerazioni. I prezzi del mercato non compensano i costi di produzione in continua ascesa. Bisogna agire al più presto per evitare la chiusura delle aziende agricole e degli allevamenti.

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