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Covid, ospedali saturi ma la Calabria taglia i posti letto disponibili

Le due aree con i tassi più alti d’Italia

I segni del virus sono più evidenti da giorni, soprattutto, dentro le corsie degli ospedali regionali, luoghi dove la vita e la morte si sfiorano. E ieri la Calabria ha dovuto piangere altri undici suoi figli che si sono arresi alla violenza del patogeno. Sono giorni difficili non solo per chi si ammala ma anche per medici, infermieri e operatori sociosanitari, angeli stremati che affrontano il Covid nelle trincee dei servizi assistenziali trasformati in gironi di dolore, di urla e di lamenti. E in mezzo alla sofferenza, i “camici bianchi” lottano anche contro la frustrazione per un male che, nonostante gli sforzi dell’uomo, continua a rigenerarsi.

Ospedali

Nell’ultima settimana, i numeri dei ricoveri in Rianimazione sono quasi raddoppiati: mercoledì 23 marzo i reparti critici erano quasi disabitati con 13 intubati in tutto e un tasso di occupazione del 6,44%. a distanza di sette giorni esatti, i pazienti critici sono diventati 24 e la percentuale è salita al 12,70%, il valore più alto che ieri si è registrato in Italia (la Sardegna è seconda con il 10,78%). Un balzo che, alle nostre latitudini, è stato ispirato anche dalla scelta contabile della Regione che ha deciso di “tagliare” ben 13 postazioni nella comunicazione ad Agenas. Una opzione, probabilmente, condizionata dalla fine dello stato di emergenza che si porterà via anche il sistema dei colori. Non ci sarà più pericolo di finire in regime di restrizioni. Le disattivazioni non hanno risparmiato le aree mediche dove la Regione ha deciso di rinunciare a 35 posti letto. E ieri l’occupazione ha raggiunto il 35,32%, anche in questo caso, la Calabria è prima tra le regioni e le province autonome. I tagli dei posti letto non tengono conto, però, del reale stato di salute dei nostri ospedali, di reparti in sofferenza con personale costretto a turni massacranti e col prevedibile crollo della qualità dell’assistenza.

Contagi

La sofferenza grave dei servizi assistenziali è conseguenza dell’aumentata circolazione virale sul territorio. Più casi e più focolai hanno finito per far salire il numero dei calabresi che ricorrono alle cure ospedaliere. Ieri, la Regione ha riportato 2.851 nuovi casi attraverso la lavorazione di 13,067 tamponi con un tasso di positività del 21,82% (mercoledì 23 marzo era del 20,07%) che rappresenta il terzo dato di giornata in Italia dietro Marche e Basilicata. La fine giuridica dello stato d’emergenza rischia di non consentire di abbassare l’arroganza del virus che continua a nutrire i diagrammi di crescita.

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