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Mare inquinato in Calabria, un termoscanner inchioda condotte e scarichi illegali

Il sofisticato strumento a bordo di un velivolo della Guardia di Finanza. Sorvolati il tratto di costa da Gioia Tauro a Tortora e l’entroterra. Il procuratore Falvo e il prof. Greco acquisiscono significativi dati

In due giorni mappati oltre 210 chilometri di costa e l’entroterra di mezza Calabria. A occhio e croce una superficie di 500 chilometri quadrati. Un’attività a memoria d’uomo mai attuata sul fronte ambientale che non si è fermata all’operazione “Deep” ma che continua ad andare avanti e in questo caso con l’ausilio di un elicottero della Guardia di Finanza dotato di un sofisticato termoscanner.
Uno strumento di ultima generazione mai prima d’ora utilizzato in Italia nel settore ambientale che ha consentito di “fotografare” tutti gli scarichi che dall’entroterra tirrenico calabrese si riversano in mare, nonché quelli già presenti nelle acque tra Gioia Tauro e Tortora. Infatti a mettere a nudo l’esteso reticolo di condotte più o meno abusive è stata proprio la temperatura, essendo quella dei liquami più alta rispetto a quella delle acque. Grazie alla Guardia di Finanza la “macchina da guerra” contro l’inquinamento di mare, fiumi e torrenti – messa in moto dal procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo e dalla Stazione zoologica “Anton Dohrn” (sede di Amendolara) diretta dal prof. Silvio Greco – ha potuto avvalersi dell’apparecchiatura e della straordinaria professionalità dei finanzieri con i quali il procuratore Falvo e il prof. Greco hanno sorvolato in questi giorni la regione acquisendo, nel corso della ricognizione, una serie significativa di dati.

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