Convenzione di Istanbul, donne con donne, un centro antiviolenza, una casa rifugio protetta, a Catanzaro. “Mondo Rosa” lavora dal 2012 con donne ferite, che difficilmente risaneranno le cicatrici, ma quando hanno finito il percorso, dopo la risalita sono donne con la D maiuscola anche se con bambini, le prime vittime che avranno cicatrici indelebili. Ce lo racconta Susy Cardamone, psicologa, che in pratica, insieme alle educatrici e alle volontarie, vive nella casa rifugio. Ci parla sia dei percorsi riabilitativi che di quelli di accoglienza e protezione. Visitiamo la casa che può ospitare 10 donne con bambini e ne incontriamo due intente a cucinare. «I percorsi – sottolinea Susy Cardamone – che noi facciamo sono di autodeterminazione. Lunghi. Perché le donne che arrivano hanno delle ferite che non si rimarginano. Sono così profonde che fanno veramente fatica a credere di essere delle persone. Le donne che vengono qui in casa rifugio arrivano con delle buste, al massimo con una borsa». Niente trolley o valigie e borsoni, dunque, e a provvedere sono gli operatori di “Mondo Rosa” che inizialmente si sentono anche dire “Posso andare a prendere un caffè?”. «Chiedono anche questo – ci racconta Susy –. Ci domandano se possono farlo senza che nessuno possa privare loro della libertà». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria