L’operazione “Deep” ha dato un’idea della deregulation esistente nel campo della depurazione ma dallo squarcio aperto su input della Procura di Vibo e dell’accordo siglato con la Stazione zoologica “Anton Dohrn” la situazione ambientale che emerge è a dir poco disastrosa. Grazie alle sinergie instaurate (tra Agenzie ambientali, forze di polizia e Regione) dopo anni di immobilismo, finalmente, le acque sono state mosse anche se al momento il tratto finito sotto il “fuoco” incrociato di pool di esperti e tecnici è quello che va da Nicotera (nel Vibonese) a Tortora (Alto Tirreno cosentino). E una volta tolto il coperchio sul mare il quadro emerso è tutt’altro che rassicurante perché il problema non è solamente legato alla gestione oppure alla cattiva o mancata depurazione, ma a un «vero e proprio sistema, lo definirei di “malaffare generale” rafforzatosi negli anni – commenta il prof. Silvio Greco, a capo della Stazione zoologica “Dohrn” (sede di Amendolara) – in base al quale il mare è diventato ricettacolo di tutto e di più». Di liquami non depurati, di fanghi non correttamente smaltiti e sversati impunemente in mare, di scarichi provenienti da aziende agricole, zootecniche, industriali e artigianali, di cumuli di rifiuti (in qualche caso, come avvenuto in passato a Pizzo, vere e proprie montagne vista mare). «Il problema è stato troppo a lungo sottovalutato – aggiunge il prof. Greco – e ciò ha fatto sì che le pubbliche amministrazioni abbiano preferito non intervenire per non infastidire cittadini e operatori turistici». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria