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Unioni gay, a Pizzo già 18 anni fa una “battaglia” di civiltà

Diciotto anni fa a Pizzo veniva istituito il Registro ancor prima di Zapatero e dei Pacs. Il rivoluzionario progetto è stato portato avanti da Francesco Feroleto De Maria

La sede del Comune di Pizzo

Prima di Zapatero in Spagna e prima anche dei Pacs. Perché a Pizzo, diciotto anni fa, c’è stato chi ha avuto il coraggio, oltre che la sensibilità, di guardare oltre, di sfidare anatemi e bigotti. Di osare. Non a caso la cittadina turistica del Vibonese è stata la prima in Calabria (trentesima in Italia) a istituire un Registro per le unioni civili, seguita undici anni dopo da Reggio Calabria.
Due iniziative concretizzate da diversi esecutivi comunali accomunati però da una singolare “radice”, ovvero da un... falco, rapace noto anche per avere la vista lunga. A Pizzo, infatti, a dare un segnale che fece la differenza fu la giunta Falco(ne); a Reggio l’esecutivo Falco(matà).
Nella cittadina patria del gelato tartufo a tracciare la rotta del cambiamento e a sollevare un polverone di quelli mai visti fu il dottore Francesco Feroleto De Maria, professionista attento, uomo acuto, poliedrico e versatile, all’epoca assessore alle politiche sociali e pari opportunità. Da sempre noto per le sue battaglie, soprattutto nella sfera sanitaria e sociale, il medico è praticamente cresciuto facendo politica, dedicandosi alla medicina e girando il mondo. In lungo e in largo. Un uomo che ha anche saputo coniugare la sua religiosità (è credente e praticante) difendendo il “diverso” «come atto d’amore verso tutte quelle coppie che altrimenti non possono avere riconoscimenti alcuni», spiega.
Comunque sia la sua proposta, ma soprattutto l’istituzione del Registro per le unioni civili creò a Pizzo un vero e proprio pandemonio, scatenando reazioni (contrarie) in ambienti esterni all’amministrazione comunale, all’interno della quale «tutto sommato era stato trovato un accordo». Ostilità che “scomodarono”, tirandole in ballo, le sfere più alte della Chiesa e si concretizzarono anche con gazebo di protesta in piazza. I «sepolcri imbiancati della destra» li definisce il professionista. Una vicenda che diventò subito un caso politico, che aprì un acceso dibattito e diede vita a una vera e propria crociata in difesa dei valori della famiglia a cui l’istituzione del registro, secondo alcuni, aveva dato una spallata.
Ma le accuse, le critiche, lo spauracchio di una “maledizione” su Pizzo da parte del Vaticano o le promesse elettorali di un candidato che, come primo atto, si impegnava a cancellare (e lo fece) il Registro delle unioni civili, non fermarono Francesco Feroleto De Maria il quale mentre a Pizzo combatteva quasi in solitaria la sua battaglia di civiltà e contro le emarginazioni sociali, nel resto del mondo veniva indicato a esempio. All’epoca, infatti, vi fu un riconoscimento pubblico da parte di Amnesty International e l’American Today – tanto per citarne alcuni – dedicava all’iniziativa di Pizzo un ampio servizio, mentre coppie gay desiderose di convolare a nozze con i compagni chiedevano informazioni.

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