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Erosione costiera e rischio alluvioni. La Calabria resta uno “sfasciume pendulo” sul mare

Il rapporto presentato dall’Ispra disegna uno scenario a tinte fosche sul dissesto idrogeologico

La definizione coniata un secolo fa dal meridionalista Giustino Fortunato sulla Calabria «sfasciume pendulo sul mare», continua a essere attuale, drammaticamente descrittiva dello status quo. L’edizione 2021 del rapporto "Dissesto idrogeologico in Italia" presentato dall'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) che fornisce il quadro di riferimento nazionale sulla pericolosità associata a frane, alluvioni e sull'erosione costiera dell'intero territorio italiano disegna un quadro a tinte fosche per questa regione.
Non c’è, infatti, ambito dove la Calabria può sorridere. Perfino nell’indicatore sull’erosione costiera, a fronte di un generale miglioramento a livello nazionale, qui si registrano i valori più elevati di costa in erosione: ben 161 chilometri. È un dato influenzato, come sottolinea l’Ispra, «da una dinamica costiera inasprita dall’orografia del territorio e da peculiari processi idrodinamici sia fluviali sia marini». Tra i territori più colpiti dal fenomeno ci sono il Catanzarese, il Cosentino e il Crotonese.
Ancora peggio va sul versante degli allagamenti e alluvioni. Lungo tutto il reticolo idrografico della Calabria, ad eccezione dei tratti per i quali sono stati eseguiti degli studi di livello avanzato, è stata definita una sorta di «fascia di rispetto per pericolo di inondazione». La copertura estremamente diffusa di tali superfici è ben visibile nelle mappe di pericolosità e spiega i valori piuttosto elevati delle aree allagabili associate a tale regione già a partire dallo scenario di pericolosità elevata. I dati presenti nel rapporto indicano che il 17,1 per cento delle aree allagabili è inserito in uno scenario di pericolosità elevata. Dentro tale perimetro – quello più a rischio – vive il 12,1 per cento della popolazione, pari a 236.707 abitanti, 92.184 famiglie e 89.118 edifici.
Situazione ugualmente preoccupante anche per quanto riguarda i beni culturali presenti in zone a rischio. Ben 804 ricadono in zone dove il rischio di alluvione è elevato, 828 nella fascia a rischio medio e 891 in quella a rischio basso. La speciale classifica tra le province calabresi è guidata da Vibo Valentia. Infine, le industrie: 14.213 (pari al 12,1 per cento del totale) quelle rientranti nelle zone a più elevato rischio di allagamenti, 15.506 (13,2 per cento) nelle zone a pericolosità media, 18.292 (15,5 per cento) in territori dove il pericolo è classificato basso.

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