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Vibo, il procuratore Falvo: «Qui la giustizia rischia grosso»

In un territorio di frontiera dove le cosche sono incontrastate, la carenza di magistrati diventa sempre più pesante: le indagini rallentano e i maxi-processi potrebbero arenarsi

Camillo Falvo

Procuratore Falvo, si sente spesso parlare della carenza di organico di magistrati nel distretto di Catanzaro, qual è la situazione a Vibo?
«La situazione purtroppo è tra le più critiche, sia per la Procura che per il Tribunale. Da quando sono a Vibo ho più volte segnalato l’insufficienza dell’organico nei due uffici, inadeguato ad affrontare le criticità del territorio, con un numero di procedimenti superiore ad uffici più attrezzati e, nonostante ciò, il recente ampliamento delle piante organiche non ha riguardato la Procura di Vibo, mentre solo in parte ha riguardato il Tribunale. Ciò è frutto di una evidente sottovalutazione della realtà in cui l’Ufficio è chiamato ad operare. Praticamente sta accadendo quanto successo quando ero in Dda a Catanzaro e mi occupavo, da solo, di questa provincia. Nel 2015 avevo relazionato due volte chiedendo che venissero destinati 4 pm perché uno solo non poteva smaltire la gran mole di lavoro. È dovuto arrivare Gratteri perché ciò accadesse e i risultati ora sono sotto gli occhi di tutti».
Vibo rappresenta ancora una emergenza criminale?
«Assolutamente sì. Il circondario è da sempre afflitto da una elevatissima densità criminale. Vibo, peraltro, come testimoniato dai recenti gravissimi fatti di violenza avvenuti tra giovani e giovanissimi, ha anche il triste primato di essere la provincia in Italia con il più alto tasso di crimini violenti (omicidi, tentati omicidi etc.). La provincia è al vertice anche nella classifica nazionale per tasso di infiltrazione nell’economia, riferito al numero di interdittive antimafia ogni 100mila abitanti, con la media nazionale di 3,3%, per Vibo è di 86,4% che, per rendere l’idea, è doppio rispetto a Reggio Calabria (40,3%)».
Perché questi dati così allarmanti?
«Fino a qualche anno fa le cosche la facevano da padrone e la presenza di condizionamenti masso-mafiosi era palpabile in ogni ambito. Sul territorio della provincia, negli ultimi 10 anni, oltre a “Rinascita Scott” – operazione che ha visto l’applicazione di 334 misure cautelari e il coinvolgimento di oltre 450 imputati – sono state fatte decine di operazioni, solo per citarne alcune: Gringia, Romanzo Criminale, Rimpiazzo, Conquista, Stammer I e II, Robin Hood, Costa Pulita, Ossessione, Imponimento, Petrolmafie etc.. Mi chiedo, cosa deve succedere ancora per capire che in questo territorio ci vuole un impegno diverso dello Stato? In passato la criminalità vibonese è stata sottovalutata, ora non si può più dire che il fenomeno non lo si conosca».

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