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Reggio, la madre di Nino Candido: «Ora giustizia». E l’imputato si pente

Udienza decisiva nel processo d’appello per l’esplosione nell’Alessandrino costata la vita al vigile del fuoco reggino e a due suoi colleghi

Nino Candido con la mamma Maria Stella

«Ho pentimento nel cuore che non credo potrà mai andare via». Torna a chiedere scusa Giovanni Vincenti, condannato in primo grado perché ritenuto responsabile insieme alla moglie della strage di Quargnento, nell’Alessandrino dove, a causa dell’esplosione di un cascinale, la notte tra il 4 e 5 novembre del 2019 persero la vita i tre giovani vigili del fuoco Nino Candido, reggino, Marco Triches e Matteo Gastaldo. La Corte d’assise di Alessandria, l’8 febbraio dell’anno scorso, ha condannato Giovanni Vincenti e Antonella Patrucco a trent’anni di carcere per omicidio volontario plurimo con dolo eventuale e al risarcimento delle famiglie delle vittime con 50mila euro ciascuno. Ieri è iniziato il processo di secondo grado, dinnanzi ai giudici della Corte d’appello di Torino. E in aula hanno parlato i due imputati. «Sono vicina col cuore alle famiglie dei ragazzi morti, la loro vita e la mia sono distrutte», ha aggiunto Antonella Patrucco, intervenendo telefonicamente così come ha fatto il marito. In aula erano presenti alcuni parenti delle vittime. «Se il loro pentimento è sincero non lo devono chiedere a noi ma a Dio», dice Maria Stella, mamma di Nino Candido, che aggiunge: «All’inizio faceva male la loro freddezza, il distacco. Ascoltare oggi le loro parole è stata una forte emozione. Ora attendiamo con fiducia giustizia».

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