Tra gli indagati nell’inchiesta milanese che oggi ha portato a 15 arresti, per infiltrazioni della 'ndrangheta nei lavori sulle rete ferroviaria, figura anche Maria Antonietta Ventura, presidente del cda del Gruppo Ventura, che si occupa di costruzioni ferroviarie, e che era stata candidata da centrosinistra e Cinque Stelle alla presidenza della Regione Calabria, ma poi la scorsa estate si era ritirata dalla corsa. A quanto si è saputo, Ventura, a capo della società coinvolta nell’inchiesta assieme al Gruppo Rossi, è indagata per l’ipotesi di associazione per delinquere, ma a suo carico il gip non ha riconosciuto la misura cautelare che era stata richiesta dai pm. Tra gli indagati ci sono anche Alessandro e Edoardo Rossi, rispettivamente direttore e presidente di Gcf del Gruppo Rossi. La Dda, a quanto si è appreso, aveva chiesto in totale 35 arresti, tra cui quello di Ventura, ma il giudice ne ha accolti 15. Per la Dda di Milano, che indaga sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nei cantieri della rete ferroviaria, ci sarebbe stato «un piano "di spartizione" in "aree di competenza" dell’intero territorio nazionale» da parte di alcune imprese, anche colossi del settore, che prendevano gli appalti da Rfi. Nelle imputazioni dei pm, infatti, si parla di «gruppi imprenditoriali» che «gestiscono in regime di sostanziale monopolio l’aggiudicazione delle commesse per i lavori di armamento e manutenzione della rete ferroviaria italiana direttamente da R.F.I. spa, a mezzo delle loro società (appaltanti) C.C.F. Costruzioni Generali spa, Gefer srl, Armafer spa, Globalfer spa, Salcef spa, Francesco Ventura Costruzioni Ferroviarie spa, Fersalento srl, Euroferroviaria spa». Al centro dell’inchiesta della Gdf, in particolare, i gruppi Rossi e Ventura e gli inquirenti nell’imputazione per associazione per delinquere con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa citano anche un’intercettazione: «Ventura ha tutta la Calabria, Morelli ha tutta la Campania ed Esposito ha tutta la Sicilia, Rossi ha tutto il Nord Italia». La Dda aveva chiesto i domiciliari per Maria Antonietta, Pietro e Alessandra Ventura, dell’omonimo gruppo, e il carcere per Alessandro e Edoardo Rossi, ai vertici dell’omonima impresa, ma il gip non ha accolto le richieste. Le società che prendevano gli appalti da Rfi, scrive sempre la Dda, si rapportavano, col sistema del «distacco della manodopera e nolo a freddo dei mezzi», col «gruppo Aloisio-Giardino» al centro dell’inchiesta e "con le numerosissime società a loro riconducibili ma fittiziamente intestate a prestanome». Questi ultimi hanno "solidi ed attuali collegamenti con le storiche famiglie di 'Ndrangheta» di Crotone «alle quali sono "legati" da indissolubili vincoli di parentela ed alle quali assicurano il costante e continuo approvvigionamento dei mezzi di sussistenza soprattutto allorché i loro capi trascorrono in detenzione carceraria». E fanno anche «accrescere» il loro «potere» attraverso il "reclutamento dalla "Calabria Saudita", come si legge in un’intercettazione, «della pressoché totale "forza lavoro" necessaria ad eseguire i lavori di cui alle commesse». Così in un’intercettazione Alfonso Giardino dice a Maurizio Aloisio:" Gli Aloisio e i Giardino danno da lavorare ed in questo modo ... anziché essere contenti ...ci invidiano e se ci potessero mangiare ci mangerebbero ... ci ucciderebbero Mauriziè ...ci ammazzerebbero».