«In Calabria, e non solo, manca la presa in carico sanitaria presso i centri per la salute mentale. Dopo la scuola e la neuropsichiatria infantile abbiamo il buio e le famiglie vengono lasciate sole, spesso ma non sempre, con il ristoro di piccole associazioni. Dobbiamo combattere sul territorio e con le istituzioni affinché i nostri figli con disabilità intellettiva siano presi in carico e sia strutturata una rete di servizi a tutela della persona e delle famiglie. L’Emilia Romagna che ha strutturato una rete di servizi e di presa in carico socio sanitaria virtuosa. Si può fare!».
Ne è convinta l’avvocata Emily Amantea, responsabile della sezione cosentina e vice presidente nazionale dell’Associazione italiana persone down (Aipd). Aggiunge che le carenze non feriscono solo l’universo Down ma tutte le disabilità intellettive e le problematiche mentali. «In alcuni territori – aggiunge Amantea – l’intervento abilitativo viene sostenuto dalla famiglia totalmente o in altri casi complementato, per la sua insufficienza, da risorse delle associazioni. Registriamo dimissioni dai percorsi riabilitativi pubblici in base all’età dei soggetti e non in base al raggiungimento degli esiti sugli obiettivi preposti. In adolescenza ci sono mancanza di interventi psicoeducativi per l’acquisizione dei prerequisiti al funzionamento adattivo relazionale/sociale. L’Aipd si è fatta carico di sostenere questi interventi con i percorsi di Autonomia».
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