
Da Catanzaro a Vibo Valentia, da Crotone a Cosenza, tutte le cosche avrebbero avuto a disposizione uno “strumento” per aggiustare i processi: l'avvocato ed ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli. È quanto sostiene il servizio centrale del Ros dei carabinieri nella sua ultima informativa, datata 7 gennaio, e depositata agli atti dell'inchiesta Scott Rinascita.
In oltre duecento pagine gli investigatori del Ros hanno raccolto le dichiarazioni, da quelle più datate a quelle più recenti, di diversi collaboratori di giustizia. Ne emerge la figura del penalista catanzarese che non solo avrebbe svolto una sorta di collegamento tra la criminalità organizzata e la cosiddetta società civile, ma avrebbe consentito al «mondo criminale di penetrare il potere giudiziario».
Giancarlo Pittelli, tuttora detenuto nel carcere di Melfi, «avrebbe funto, mediante condotte corruttive, da elemento di connessione con una parte debole della magistratura che di conseguenza avrebbe agevolato la risoluzione delle diverse vicende giudiziarie». Nella lunga informativa il Ros fa riferimento a una parallela attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile e a una nuova importante inchiesta.
Gli investigatori mettono in risalto il fatto che per tutti i pentiti ascoltati, rappresentanti dei clan di quattro province e con diverse posizioni nell'organigramma 'ndranghetistico, Pittelli era «il legale in grado di avvicinare alcuni magistrati addivenendo alla risoluzione di problemi giudiziari».
Il Ros non ha dubbi, le dichiarazioni dei collaboratori «sono convergenti» e i primi riscontri effettuati confermano la loro attendibilità.
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