Nella Calabria ad alto rischio sismico, attraversata da fratture che si aprono e si chiudono sotto la spinta dei moti tellurici, schiacciata dalle due grandi zolle continentali, quella africana e quella euro-asiatica, è tornata la paura. Un'angoscia che, alle 10.19 di questa mattina, è arrivata dal mare, da quello specchio di Tirreno che si spalanca davanti a Briatico, nel Vibonese. E' da quei fondali che è partita la scossa di 4.3 gradi Richter che ha fatto tremare mezza regione. Un terremoto che è stato avvertito anche a Cosenza, Rende, Borgia, Paola, Lamezia Terme, nel Reggino e, persino, nel Messinese. La Prociv fa sapere che dalle prime verifiche effettuate dalla Sala operativa del dipartimento non risultano segnalazioni di danni.
Situazione
Le due gigantesche strutture che si fronteggiano con violenza nel sottosuolo calabrese generano sforzi tettonici che attivano le faglie. E il risultato è evidente: la terra si agita ovunque, anche quella che sta sotto al mare. Gli impianti geologici che attraversano l’area di confine calabro-siciliana sono tutti storicamente sollecitati. Una vivacità che viene sorvegliata dagli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia perché qui si sono verificate la metà delle catastrofi italiane. Il Vibonese, in particolare, è stato teatro di grandi tragedie. Il 7 febbraio del 1783 potente scossa (6.5) tra Sorianello e Arena provocò vittime e disastri. L'8 settembre 1905, a Vibo, un sisma venuto dal mare (epicentro al largo di Pizzo), con una magnitudo momento media di 6.9 gradi provocò 600 morti tra Vibo e Cessaniti con danni registrati fino a Cosenza.