Il piano di conversione degli ospedali ha mosso i primi passi da Rogliano. L’ospedale del Savuto è stato convertito in polo covid com’era accaduto già in passato (la prima trasformazione fu disposta da Jole Santelli). Il “Cosentino” di Cariati, sacrificato sull’altare del piano di rientro, rivedrà la luce oggi aprendo le stanze della degenza a pazienti con sintomatologia tale da non richiedere assistenza intensiva. E poi, nei prossimi giorni, toccherà al presidio di Tropea assumere i nuovi connotati di covid hospital mentre per “Villa Bianaca” di Catanzaro serviranno ancora una decina di giorni prima della trasformazione. Senza contare che la Regione, attraverso l’Asp di Cosenza, ha già cannibalizzato interi reparti a Cetraro, Acri e Rossano. Sono le stampelle di servizi assistenziali che, in Calabria, continuano a piegarsi sotto l’assedio quotidiano dei pazienti che spesso nemmeno vengono tracciati sul territorio. La Regione ha deciso di alzare gli argini per fronteggiare la violenza inaudita della pandemia pur sapendo che c’è il rischio che possa franare il costone dell’assistenza ordinaria ai malati cronici che, soprattutto, in età avanzata finiscono per diventare pazienti critici. Ed è così che il covid ha peggiorato le già disperate condizioni di un sistema salute calabrese ridotto in brandelli da oltre undici anni di inutile commissariamento.
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