Vaccinazioni in Calabria, inizio d’anno col botto. Ospedali in affanno

In queste ultime settimane, il covid ha riportato in vita l’angosciante sentimento della paura. Un lievito amaro che avevamo già provato più volte in questi ultimi due anni di grandi tribolazioni. Forse è proprio la paura che in queste ultime ore ha trasformato la Calabria in un esempio virtuoso per l’intero paese. Un esempio di resistenza attraverso il ricorso alla vaccinazione, l’unica arma davvero efficace nella risposta all’aggressione di una epidemia dalle risorse (e dalle mutazioni) infinite. Il governatore commissario, Roberto Occhiuto, celebra lo sprint della regione nella campagna di profilassi: «Nei primi quattro giorni dell’anno abbiamo somministrato 68.646 dosi, il 21,23% in più rispetto alle 56.625 fissate come target dal generale Figliuolo. Dietro di noi tutte le altre regioni. A distanza le corazzate Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Ringrazio chi ha lavorato in queste settimane per raggiungere questo importante obiettivo. Abbiamo ancora tanto da fare, ma questo traguardo ci dice che volere è potere, e racconta meglio di ogni altra cosa il cambiamento che desideriamo per la Calabria».
Sempre più grave la situazione dei servizi assistenziali. L’aumentata occupazione dei posti nei reparti ordinari (ieri nuova vampata con un saldo di +18 nei ricoveri) rivela un’attività di monitoraggio sul territorio chiaramente non adeguata. I pazienti andrebbero trattati fuori dagli ospedali per evitare poi pericolosi affollamenti in corsia che finiscono per piegare la resilienza dei luoghi di cura. Ieri il tasso di occupazione delle aree mediche è salito al 33,46%. La seconda soglia di rischio (quella da zona rossa) è a soli 67 posti-letto che restano ancora da occupare (353 quelli attualmente occupati). Stabile, invece, la presenza di intubati in terapia intensiva (29). E non si ferma neppure la statistica dei decessi con altre 5 vittime (2 a Cosenza e 3 a Reggio) inserite nella contabilità del dolore.