Il covid continua a sgretolare la Calabria con fragori che ne sgretolano le fiancate e fanno precipitare le mura in una polvere sempre più, sempre più tossica. I numeri dichiarati dalla Regione anche oggi sono la prova di una ondata più fragorosa delle precedenti. Nelle ultime 24 ore sono stati scovati 2.053 nuovi positivi, una quota mai esplorata prima in quasi due anni di pandemia. Il dato è il distillato della lavorazione di 17.263 tamponi e pure questo è un picco storico nella caccia al microrganismo. Ciò che preoccupa è che, nonostante un'attività diagnostica aumentata sul territorio, il tasso di positività segna 11,89%, valore chiaramente oltre il limite di sicurezza a manifestare una presenza ancora sottostimata dell'infezione. E, del resto, la circostanza è bene nota anche al Ministero della Salute che nel report settimanale ha evidenziato come, l’attuale situazione caratterizzata «da elevata incidenza pari ad oltre 15 volte la soglia dei casi settimanali per 100mila abitanti non consente una puntuale mappatura dei contatti dei casi, come evidenziato dalla bassa percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento pari al 21% ed in continua e costante diminuzione».
Ospedali
Il brontolio del virus continua a martellare sui cordoni sanitari con sette ricoverati in più nelle aree mediche che alzano il totale dei malati nei reparti internistici a quota 312 con un tasso di occupazione che raggiunge il 29,66%, dunque, a ridosso della seconda soglia di rischio (che rappresenta uno dei tre indicatori decisionali). Il governatore-commissario, Roberto Occhiuto, ha già anticipato il suo piano per evitare il collasso dei servizi assistenziali. Piano che prevede la "conversione temporanea" degli ospedali di Rossano, Tropea e Gioia Tauro. Stabile, fortunatamente, la presenza di pazienti intubati (28) che genera una percentuale del 14,97%.
Cabina di regia
Come al solito, i saggi del Ministero della Salute si sono affacciati su uno scenario, ormai, superato, risalente alla settimana compresa tra il 20 e il 26 dicembre con valori che, comunque, valgono alla Calabria un preoccupante scenario di rischio moderato ad alta probabilità di progressione. Nei sette giorni esaminati, la Regione ha riportato 2.868 nuovi casi (che sono quelli completi di data inizio sintomi e di inizio ricovero) che, tuttavia, non coincidono con quelli effettivamente misurati quotidianamente. La spiegazione è nel tempo richiesto per l'inserimento di tutte le informazioni sulla piattaforma dell'Istituto superiore della Sanità e nella carenza di personale effettivamente disponibile. E così, la fotografia periodica, oltre ad essere ingiallita dal tempo è anche incompleta.
Monitoraggio
L'ultima settimana (quella compresa tra il 25 dicembre e oggi) propone uno scenario ulteriormente aggravato da una perturbazione intensa. la Calabria ha dichiarato, complessivamente, 8.076 nuovi positivi con una incidenza cumulativa che ha raggiunto i 430 casi per 100mila abitanti. Inoltre, nei sette giorni la regione ha pianto altre 41 vittime e ha dovuto registrare un aumento di 6.186 attualmente positivi. Aree mediche più affollate con un incremento di 57 ricoverati (in media poco più di 8 al giorno), mentre, è rimasto invariato il numero dei pazienti intubati.
Flash survey
L'indagine rapida di prevalenza dell'Istituto superiore sanità del 20 dicembre ha visto la Calabria sequenziare 71 campioni nei quattro laboratori coinvolti. L'esame ha rivelato una presenza ancora predominante della variante Delta (69 diagnosi) al 97,2% mentre la Omicron (solo due casi) comincia ad affacciarsi con il 2,8%. In Italia, invece, la nuova variante è già mediamente presente al 21%.
L'appello di Occhiuto
Il governatore-commissario, Roberto Occhiuto, ha scritto ai commissari delle Asp e delle Aziende ospedaliere, nonché ai responsabili delle vaccinazioni, per «sottolineare come sia importante in questa fase accelerare con la campagna vaccinale. I dati descrivono un’altissima contagiosità del virus; in questo scenario il tracciamento, che diventa sempre più difficile, non è sufficiente ad arginare la progressione dei contagi. In una scelta delle priorità delle azioni - fintanto che non si stabilirà l’obbligo vaccinale o che il governo non farà il lockdown per i non vaccinati - l’unica e più efficace arma che abbiamo per proteggere la rete ospedaliera è quella di spingere il più possibile sulle vaccinazioni. Neanche le zone rosse servirebbero a molto e, anzi a mio giudizio, avrebbero l’ingiusto effetto di penalizzare i vaccinati e di scoraggiare a vaccinarsi». Quindi, esorta Occhiuto, «vi prego di moltiplicare gli sforzi, più di quanto avete finora ben fatto, per aumentare il numero delle somministrazioni, mantenendo il più possibile attivi i centri vaccinali anche nei giorni di festa».
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