«Un abbraccio». Caterina, Alessandro e Flavia, i primi due studenti universitari e la terza giovane già alle prese con il mondo del lavoro, tutti domiciliati a Milano nello stesso appartamento, positivi al Covid da qualche giorno, si preparano a trascorrere il loro primo Natale lontani da casa e, soprattutto, dai loro cari. «Ci mancherà l’abbraccio dei nostri familiari - dicono nel corso di una videochiamata con l’AGI - il calore di casa, la tombolata, le risate e le lunghe discussioni con gli amici che rivedi solo in questo periodo dell’anno».
«E' un Natale insolito, manca lo spirito natalizio - sottolinea Caterina, residente in provincia di Catanzaro, oltre 1.100 chilometri da Milano - anche se grazie alla tecnologia hai modo di vedere e sentire tutto quello che succede a centinaia di chilometri, purtroppo non è la stessa cosa. E’ una festa che non dimenticheremo, mai».
Hanno scoperto di essere positivi al Covid dopo che Flavia ha avuto la febbre. Prima il test rapido e, il giorno dopo, quello molecolare hanno confermato la notizia che mai avrebbero voluto ricevere. Per le vacanze era già tutto pronto: i biglietti per il viaggio, chi in aereo e chi in treno, i regali per i parenti, i bagagli.
«E' stato un duro colpo - ricordano - un misto tra paura e rabbia, soprattutto per chi da sempre ha prestato la massima attenzione a tutto, ha seguito tutte le regole, ha evitato assembramenti e contatti con amici, conoscenti, colleghi d’università, ha fatto prima e seconda dose di vaccino e ha programmato la terza. In ogni caso, passata la difficile fase iniziale, con i primi due-tre giorni che praticamente ti lasciano senza parole e con tanti pensieri, a preoccupare è l’incredibile assenza di interlocutori».
«Abbiamo seguito i protocolli previsti - evidenziano - abbiamo contattato i nostri medici, poi le strutture pubbliche di competenza, ma ad oggi non abbiamo avuto risposte. Tra qualche giorno faremo un test rapido. e poi, in caso di esito negativo, come ci auguriamo, dobbiamo fare un tampone in una struttura pubblica? Chi dobbiamo contattare? Il quadro appare molto confuso e questo non ci conforta per nulla».
«Leggiamo sui media - sottolinea Alessandro - che i dati continuano ad essere molto allarmanti, il numero dei contagi sale vertiginosamente, soprattutto in Lombardia, e il peggio si annuncia per gennaio. Insomma, siamo seriamente preoccupati».
Mentre preparano la tavola per il cenone - il menu prevede, come primo, spaghetti ai funghi «Ordinati», arrivati via corriere dalla Calabria - Caterina, Alessandro e Flavia, con gli abiti della festa e i preparativi classici delle grandi occasioni, chiudono lo sfogo per l’incredibile aria di festa che stanno vivendo e provano a ritrovare lo spirito natalizio. Ma ad avere la meglio è la commozione: «Questa pandemia - dice Flavia - non ti consente di programmare nulla, fa a pezzi i sogni, annulla i progetti».
«Lo so - prosegue Caterina - Natale è la festa della speranza e dobbiamo avere forza e coraggio. Passerà anche questo brutto momento, la pandemia sarà sconfitta e torneremo alla nostra vita, ai nostri contatti, ai nostri progetti. Ma gli abbracci di questa sera, che non potrò ricevere?. L’allegria e la gioia del Natale in famiglia?».
La commozione diventa più profonda. Spunta qualche lacrima. «A tavola, è pronto... «, buon appetito e buon Natale.
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