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Calabria, la Giunta rimodula i fondi Ue. Ben 34 milioni per le indennità Covid

Il “tesoretto” da oltre 34 milioni a disposizione di chi ha combattuto la pandemia

Un bonus per premiare gli eroi della pandemia, sin dai primi mesi nel fulcro dell’emergenza ed esposti a situazione di rischio contagio. Dopo mesi di attesa, questa volta potrebbe arrivata la svolta attesa. La Giunta regionale, riunitasi ieri sera tra presenze alla Cittadella e collegamenti da remoto, ha dato il via libera alla rimodulazione di una parte di fondi Ue inviati alla Calabria e finora rimasti inutilizzati.
Le risorse, oltre 34 milioni, saranno destinate a pagare le cosiddette “indennità Covid” per medici, personale infermieristico e operatori-socio sanitari del Servizio sanitario regionale in prima linea nella lotta alla pandemia e a dare forma all’accordo integrativo che la Regione stipulerà con medici e pediatri di base al fine di dare impulso alla campagna vaccinale. Il governatore-commissario per la sanità, Roberto Occhiuto, sta spingendo molto sul fattore immunizzazione perché convinto sia questa l’unica strada da percorrere per tenere lontano lo spettro di un’avanzata dal coronavirus tra i residenti in Calabria.

Calabria indietro sui bonus

Questa è l’unica Regione italiana a non aver trovato finora un accordo con tutti i sindacati per i fondi del Bonus Covid. Dopo i decreti legge emanati dal governo nel 2020, in Calabria sono arrivate somme per oltre 14 milioni. Somme che inizialmente dovevano essere utilizzate come “ristoro” per il personale sanitario e che invece sono state utilizzate per altri obiettivi nella lotta al virus, lasciando “scoperti” chi ha operato nelle strutture della sanità pubblica. Tutto ciò ha prodotto tensioni e spaccature. I sindacati tradizionali - Cgil, Cisl e Uil - hanno presentato un esposto alla Procura di Catanzaro per chiedere conto dei ritardi sulla mancata erogazione dei bonus. I rappresentanti della dirigenza medica, invece, si sono rivolti al Tar e al giudice ordinario contro l’originario decreto di ripartizione dei fondi che, a loro dire, penalizzerebbe i professionisti con stipendio e aliquote più alti, quindi i medici.

Le fasce di rischio

La nuova griglia di ripartizione ancora non è stata definita, ma è possibile che si tenga conto dello schema emanato nell’estate dello scorso anno. L’ipotesi prevedeva un’assegnazione delle indennità divisa per fasce di rischio con differenti corrispettivi economici: 1.830 euro per i dipendenti che hanno svolto attività in reparti ad alto rischio, 883 euro rischio medio e 252 euro rischio basso. Non è dato sapere se, replicando quanto stabilito lo scorso anno tra dipartimento Tutela della Salute e sindacati, nell’erogazione delle indennità figurerà anche il personale medico del 118 convenzionato, che secondo quanto stabilito dai decreti governativi non sarebbe dovuto rientrare in fondi riservati ai dipendenti del Servizio sanitario nazionale.

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