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Un calabrese al centro del traffico illecito di rifiuti col Lazio, 7 arresti

A capo dell’organizzazione, un soggetto calabrese in passato già colpito da due interdittive antimafia, è stata applicata la custodia cautelare in carcere, mentre sette consociati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari e due interdetti

La Polizia di Stato ha eseguito, tra il Lazio e la Calabria, misure cautelari, sequestri preventivi e perquisizioni domiciliari nei confronti di soggetti gravemente indiziati di appartenere ad un’associazione a delinquere dedita al traffico illecito di rifiuti, altri delitti contro l’ambiente e truffa ai danni dello Stato.

A capo dell’organizzazione, un soggetto calabrese in passato già colpito da due interdittive antimafia, è stata applicata la custodia cautelare in carcere, mentre sette consociati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari e due al divieto di esercitare attività imprenditoriali.

L’indagine - coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e condotta dal Servizio Centrale Operativo, dalla Squadra Mobile della Questura di Latina e dal Compartimento Polizia Stradale per il Lazio - ha tratto origine dalla denuncia di Acea ambiente nei confronti di una società di Ariccia aggiudicataria di una gara d’appalto per l’affidamento del servizio di carico, trasporto e smaltimento di rifiuti liquidi prodotti nell’unita locale di Acea ambiente di Aprilia.

La società incaricata avrebbe dovuto trasportare i liquami alle discariche autorizzate per le procedure di smaltimento, gli elementi investigativi acquisiti fanno invece ritenere che la società sversasse i rifiuti liquidi su terreni o in pozzetti fognari della rete pubblica, senza il preventivo trattamento, apponendo sui formulari di identificazione rifiuti (F.I.R.) falsi timbri delle società autorizzate allo smaltimento dei liquami, allo scopo di attestare il "ciclo del rifiuto" ed ottenere i pagamenti delle prestazioni da parte di Acea Ambiente.

La società indagata aveva vinto anche altri appalti pubblici con enti locali romani, tra cui quello avente ad oggetto lo smaltimento di liquami provenienti dai campi rom capitolini. L’indagine ha poi fornito elementi per l’ulteriore contestazione agli indagati dei reati di intestazione fittizia di beni ed autoriciclaggio: si ritiene infatti che gli ingenti flussi di capitali provenienti dal traffico illecito di rifiuti siano stati reimpiegati nei circuiti economici legali. La Polizia di Stato, durante l’operazione, ha effettuato sequestri preventivi per circa 3 milioni di euro

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