Emergenza lavoro, la chiamano così in Calabria la crisi straordinaria che dopo anni ormai è divenuta ordinaria. Emergenza lavoro, senza tempo e senza fasce d’età. Perché ci sono i giovani che fuggono, quelli che in Calabria non ci sono neanche più tornati, c’è il limbo dell’età media che tira a campare, quelli troppo giovani per la pensione e troppo anziani per lavorare e, poi, ci sono loro, i precari di sempre, tra i quali confluiscono un pò tutte le “categorie”. Lpu, articoli 7, 9, legge dieci, diciannove, e chi più ne ha ne metta, tirocinanti ministeriali, tirocinanti di inclusione sociale, navigator e così via... Gente che un tempo il lavoro lo aveva, per i quali lo Stato ha speso milioni e milioni per il “reinserimento” ma l’unico obiettivo che hanno centrato è stato quello di tirare a campare, di sopravvivere. Perché si sopravvive in Calabria, non si vive più da tempo. E arriverà anche questo Natale, si riaccenderanno le luci ma le speranze, quelle no. Non per i tirocinanti appesi al filo della precarietà. Quelli che la politica da lustri "utilizza" con proroghe di contratti che non prevedono obiettivi né tutele e che tutte le Giunte regionali che si susseguono si ritrovano sul tavolo, senza soluzioni e senza soluzione di continuità. L’esercito dei precari – migliaia – che con la precarietà si svegliano all’alba e vanno a dormire tardi la sera. Il dubbio, il solito, sul futuro. Un futuro che non vedono, non sentono. Un futuro che si rincorre tra le stanze dei palazzi, dove si susseguono riunioni. E così è stato nel corso di questa lunga settimana. Dal tavolo di confronto “Lavoro e precariato” con Nidil-Cgil, Felsa- Cisl, Uiltemp-Uil con il presidente della Regione Roberto Occhiuto e la vicepresidente Giuseppina Princi. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria