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Giustizia, Marziale (Diritti minori): "Pericolosa soppressione tribunale minorenni"

Antonio Marziale

«Inizia oggi alla Camera dei Deputati l’iter per l’approvazione del maxi-emendamento, su cui il Governo ha posto la fiducia per rispettare i tempi dettati dal Pnrr, già riscossa al Senato, che istituisce il Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie ed abolisce di fatto il Tribunale per i minorenni": è quanto dichiara il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, che si dice «fortemente preoccupato per la soppressione di tutto ciò che il Tribunale per i minorenni rappresenta sul piano della percezione culturale e sociale dovuta all’infanzia. Si passa, sostanzialmente, da un luogo in cui intorno al magistrato operano svariati specialisti di più discipline chiamati a relazionarsi con fanciulli e adolescenti, offrendo maggiori garanzie rispetto alle delicatissime decisioni da assumere, ad un giudice monocratico. Tutto ciò - asserisce - è molto pericoloso anche perchè coincide con un processo di adultizzazione dell’infanzia mai visto prima d’ora».

Per Marziale, «la riforma della giustizia, anche minorile, dovrebbe essere fatta sulle falle che il sistema ha palesato nel tempo, ragionando sul percorso da intraprendere e non già sull'impeto del contenimento di spesa. Il destino delle persone vale più del bilancio dello Stato». Un esempio di cosa accadrà - precisa il presidente dell’Osservatorio - ci è dato da una recente «informazione provvisoria» della Corte di Cassazione, secondo cui non è reato se un minore di anni 14 acconsente di partecipare con adulti a riprese pornografiche, purchè il materiale sia per uso personale. In un Tribunale per i minorenni non sarebbe mai accaduta una cosa del genere».

«Tra l’altro - continua il sociologo - mi sento di condividere le preoccupazioni del presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, Roberto Di Bella, padre del protocollo «Liberi di scegliere», che fino ad oggi ha consentito ad 80 minorenni di affrancarsi dalla vita dei loro padri, sul contraccolpo che il modello subirà. Madri che si sono affidate allo Stato per mettere in salvo i propri figli dovrebbero di colpo rapportarsi ad altre realtà scevre da una linearità di percorso e spezzettate tra giudici diversi. Per gli addetti ai lavori - conclude Marziale - non è difficile prevedere che questa sia l’anticamera della fine del protocollo. Una responsabilità, quella del legislatore, non da poco».

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