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Calabria, i piccoli Comuni rischiano l’esclusione dalle scelte sull’acqua

Appello del coordinamento “Bruno Arcuri”: «È necessario un ampio coinvolgimento degli enti locali»

La gestione dell’acqua calabrese è a un bivio e le scelte vanno adottate in tempi stretti. Soprattutto però bisogna condividerle con i territori e lo si può fare, secondo gli attivisti che nel 2011 sostennero il referendum per l’acqua pubblica (in Calabria i “sì” furono ben 780mila), attraverso le le Conferenze territoriali di zona, organismi composti dai sindaci di ogni provincia. Sono le strutture periferiche dell’Autorità idrica calabrese (Aic), che tra i suoi organi a livello centrale ha invece un’assemblea di cui fanno parte 40 sindaci che sono stati delegati a rappresentare tutti e 404 i Comuni calabresi. Le decisioni sulla futura gestione delle risorse idriche però riguarderanno tutte queste amministrazioni locali perché il nuovo gestore subentrerà nelle funzioni in capo a loro, per questo il Coordinamento calabrese Acqua pubblica “Bruno Arcuri” invoca «un reale coinvolgimento di tutti i Comuni della regione» che, attraverso le Conferenze territoriali, possa «giungere a deliberazioni ampiamente condivise».

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