Sei sbarchi in 48 ore e l’ultimo, nella mattinata di oggi, con circa 320 profughi poi dirottati a Crotone, evitato solo perché l'unica struttura di accoglienza è più che satura. Non siamo a Lampedusa ma a Roccella Ionica, in provincia di Reggio Calabria. Da settimane il porto della cittadina ionica è diventato il terminale di approdo per le imbarcazioni cariche di profughi che puntano sulla Calabria salpando dai porti della Turchia. Un flusso che conta numeri mai visti prima: oltre 780 i migranti sbarcati in sole 36 ore - cui si aggiungono i 320 di stamani e i 56 arrivati nel pomeriggio a Reggio - tra cui donne e minori molti dei quali non accompagnati. Numeri inediti, appunto, che stanno mettendo in grande difficoltà il dispositivo di accoglienza attivato nella cittadina della Locride.
«Negli ultimi due giorni a Roccella - dice il sindaco della cittadina di circa 6.000 abitanti, Vittorio Zito - si sono registrati 6 sbarchi con 672 migranti. Nel mese di ottobre sono stati 11 gli arrivi che hanno richiesto assistenza per 1.254 migranti. Più del totale dei migranti giunti nel 2020. Da inizio anno, poi, sono 3.250 quelli giunti a Roccella. Quasi 9 volte il numero di migranti del 2019 e più del doppio di quelli arrivati nel 2020». Un’emergenza umanitaria che sembra senza fine. Il dispositivo di accoglienza, coordinato dalla Prefettura di Reggio Calabria, vede impegnate dal punto di vista assistenziale e sanitario forze di polizia, Croce Rossa, Protezione Civile, Usca e l’Usmaf. Da domani è stato deciso dalla Prefettura di Reggio e dal Ministero dell’Interno, nell’ambito delle iniziative avviate per fronteggiare l’emergenza sbarchi, che nel porto di Roccella sarà allestita una tensostruttura capace di contenere 150 persone. "Roccella ha fatto tantissimo - aggiunge Zito - ma non può fare l'impossibile. Nessuno è tenuto all’impossibile e a nessuno può essere chiesto l’impossibile. Speriamo che nei prossimi giorni qualcosa si muova, prima che sia tardi. Non abbiamo né autonomia di spesa né forza finanziaria e per questo abbiamo chiesto da tempo al Ministero di affiancarci concretamente e immediatamente nello svolgimento di impegni il cui assolvimento, data la natura del fenomeno, non può più essere richiesto al Comune».
Le forze sono giocoforza limitate. E così giovedì sera, per la prima volta, la macchina della solidarietà della cittadina ha dovuto arrendersi alla realtà. Cento migranti, infatti, hanno dovuto trascorrere la notte e gran parte della giornata successiva seduti in banchina al Porto delle Grazie. Senza servizi igienici e con i vestiti che indossavano da una settimana. «Sono stati assistiti dai volontari - aggiunge con amarezza il sindaco - che hanno fatto di tutto per rendere accettabile questa situazione estrema. Ma il Comune non c'era. Perché tutte le nostre forze sono impegnate nell’assistenza di quanti si trovano nel Centro di primo soccorso, che ospita costantemente 150 migranti ormai da più di un mese e le cui condizioni iniziano ad essere precarie». L’altro fronte sempre caldo resta quello siciliano. A Pozzallo è giunta stamani la nave «Sea Watch» dell’ong tedesca con 406 migranti a bordo tra cui anche 109 minori non accompagnati. «Non si evidenziano situazioni di emergenza , né di difficoltà sanitarie - ha detto il sindaco Roberto Ammatuna - ma solo di grande stanchezza per gran parte dei migranti».
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