’Ndrangheta, massoneria, esponenti delle forze di polizia collusi e servizi deviati: legami “indicibili” che sembrano accomunare il defunto boss Rocco Molè, ucciso il 1. febbraio del 2008, e Rocco Delfino, figura centrale dell’inchiesta “Mala pigna” della Dda reggina, condotta dai Carabinieri del Nipaaf, che ha svelato un grosso traffico illecito di rifiuti gestito da esponenti vicini alla ’ndrina dei Piromalli. Un particolare aspetto che emerge dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia confluite tra le carte dell’indagine. Significativo, in tal senso, ad esempio, il racconto di Marcello Fondacaro circa un avvicinamento di soggetti appartenenti ai servizi segreti che gli chiedevano di ritrattare quanto dichiarato a proposito delle attività usuraie di Delfino. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria