Calabria

Venerdì 22 Novembre 2024

"Professionisti al servizio delle coschee un poliziotto forniva notizie ai clan". Frattini estraneo

«L'indagine ha consentito di rilevare un interramento di rifiuti ferrosi che hanno inquinato una vasta area collocata vicino all’azienda dell’indagato Rocco Delfino. Stiamo parlando di una cosa gravissima: rifiuti ferrosi mescolati con la terra». A dirlo dichiarato il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’inchiesta «Mala pigna» alla quale ha partecipato anche il generale Antonio Pietro Marzo, comandante dei carabinieri forestali. «Attraverso le perizie di parte che venivano concordate - ha aggiunto Bombardieri - si voleva far passare quell'inquinamento quasi irrilevante». Il magistrato ha confermato che la figura centrale dell’inchiesta è Rocco Delfino: «È emersa la sua statura criminale e i suoi collegamenti quale referente della cosca Piromalli. Si relazionava con altre cosche o con quelle della fascia Ionica. Questa è un’indagine importantissima che è stata svolta con professionalità dal Nipaaf dei carabinieri di Reggio Calabria. È stata un’indagine blindata per tre anni partita da un procedimento su un traffico illecito di rifiuti. Da lì abbiamo ricostruito lo spaccato criminale della Piana di Gioia Tauro dove gli indagati gestivano una società già confiscata con la compiacenza e asservimento degli amministratori giudiziari a cui era stata affidata. Amministratori che hanno consentito agli indagati non solo di dirigere l’attività ma addirittura di ottenere in contanti una serie di prelievi che venivano fatti in banca sui conti della società confiscata e versati sui conti degli stessi indagati. Si parla, nel giro di un anno e mezzo di circa 700 mila euro. Evidentemente lo spessore criminale di questi soggetti peraltro con rapporti con alcuni esponenti deviati delle forze di polizia gli ha consentito di andare avanti. Quello che è stato accertato è il ruolo di numerosi professionisti che si sono prestati a svolgere attività illecite in favore dei soggetti rappresentanti la cosca Piromalli». «Oltre alla mafia militare - ha affermato il procuratore aggiunto Gaetano Paci - c'è tutto un mondo di professionisti, di soggetti pronti a rispondere agli ordini di Delfino e ai suoi desiderata. Emerge in modo sconsolato l’atteggiamento di totale asservimento di questi professionisti indagati». Per quanto riguarda il coinvolgimento dell’avvocato Giancarlo Pittelli, arrestato per concorso esterno con la cosca Piromalli, Bombardieri ha ricordato l’intercettazione in cui l’ex senatore di Forza Italia rivolgendosi ai Delfino ha detto: «Io adesso mi devo occupare di voi». «L'attività di Pittelli - ha aggiunto - è a tutto tondo perché accanto a questa condotta ci sono tutta una serie di condotte finalizzate a consentire la prosecuzione del traffico dei rifiuti».

Bombardieri: "Lavoro investigativo eccellente"

«E' un lavoro investigativo eccellente - ha detto Giovanni Bombardieri - su soggetti già noti da tempo, come Rocco Delfino, all’autorità giudiziaria per i legami molto stretti con il clan Piromalli di Gioia Tauro e prima ancora con Rocco Molè, cugino dei Piromalli, assassinato nel 2008 a Gioia Tauro. Nel terreno della sua azienda, la Ecoservizi srl ubicata a Gioia Tauro operante da decenni, Rocco Delfino e i suoi complici trattavano da tempo rifiuti speciali di natura metallica, intessendo relazioni commerciali anche fuori Calabria con aziende operanti nel settore. Ma non solo - ha sottolineato Bombardieri - Delfino e i suoi soci avevano fittiziamente creato aziende per depistare le attenzioni degli inquirenti e occultare al meglio il traffico illecito di rifiuti speciali». Per il Procuratore aggiunto Gaetano Paci «l'indagine ha posto in evidenza il ruolo di alcuni professionisti, sempre pronti a soddisfare le richieste di Delfino, anche con perizie finalizzate a diminuire la reale portata dei reati, come invece è stato accertato con la scoperta di una vasta area su cui sorge l’azienda di rottamazione dei Delfino, utilizzata per interrare rifiuti metallici, parti meccaniche di automezzi, idrocarburi esausti. Ovviamente, anche per costoro la Procura distrettuale ha chiesto ed ottenuto dal gip la misura di prevenzione degli arresti domiciliari. L’operazione 'Mala pignà - ha spiegato - ha preso inizialmente l’avvio dalla stretta sinergia tra le Procure della Repubblica di Catanzaro e di Reggio Calabria dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella nel processo 'Rinascita Scott' in corso all’aula bunker di Lamezia Terme».

Delfino voleva corrompere Franco Fattini

Per un procedimento amministrativo davanti al Consiglio di Stato, Rocco Delfino, arrestato oggi nell’ambito dell’inchiesta «Mala pigna» della Dda di Reggio Calabria su un traffico illecito di rifiuti, voleva arrivare all’ex ministro degli Esteri Franco Frattini. Quest’ultimo, oggi presidente aggiunto del Consiglio di Stato, è completamente estraneo all’indagine e i pm della Procura sottolineano la sua «inconsapevolezza». Il nome di Frattini compare in un’intercettazione registrata dai carabinieri durante un pranzo tra Rocco Delfino e l’avvocato ed ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, arrestato oggi per concorso esterno con la cosca Piromalli. "Nell’occasione - è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip - Delfino chiedeva a Pittelli se ci fosse una qualche possibilità di influire sulle determinazioni del giudice Frattini, al fine di assicurarsi il buon esito di un ricorso. Pittelli - scrivono sempre i magistrati - dopo aver rivolto nei suoi confronti frasi dal contenuto offensivo, rispondeva negativamente in quanto il dottore Frattini, inconsapevole della vicenda di cui parlavano gli interlocutori, non si sarebbe prestato a favore del Delfino».

Sovrintendente di Polizia a servizio dei clan

Un sovrintendente capo di Polizia in servizio alla Questura di Catanzaro avrebbe fornito notizie riservate a Rocco Delfino, uomo del clan Piromalli di Gioia Tauro e figura chiave dell’inchiesta «Mala Pigna». Per l’uomo la Dda di Reggio Calabria aveva chiesto l’arresto, ma la misura non è stata emessa dal Gip per incompetenza territoriale. Il poliziotto, su richiesta dell’interessato, avrebbe verificato se nella banca dati Sdi delle forze di polizia ci fossero notizie relative a reati ipotizzati a suo carico, rassicurandolo dell’insussistenza di elementi al riguardo. L’episodio risalirebbe al 2018. Nel 2019 il poliziotto, sempre su richiesta di Delfino, avrebbe effettuato un nuovo accesso alla banca dati constatando l’esistenza di due segnalazioni da parte della questura di Reggio Calabria e informandone l’interessato. Nel corso dello stesso anno il sovrintendente sarebbe andato in prefettura a Catanzaro per controllare lo stato di una pratica di interesse di Delfino. Per gli inquirenti, il sovrintendente era «a totale disposizione di Rocco Delfino» per conto del quale assumeva informazioni in Questura e in Prefettura per poi riferirgliele.

Rifiuti smaltiti anche in Tunisia

Finivano anche in Tunisia i rifiuti smaltiti illegalmente dall’organizzazione, facente capo al clan Piromalli di Gioia Tauro, smantellata dai Carabinieri con l’operazione «Mala Pigna» che stamane ha portato all’esecuzione di 29 misure restrittive e al sequestro di cinque aziende in diverse province italiane. Secondo quanto emerge dagli atti dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, migliaia di tonnellate di «car fluff» (un rifiuto di scarto proveniente dal processo di demolizione delle autovetture) sarebbero state portate via mare in un porto a 50 chilometri dal porto di Tunisi e da qui trasferite per essere smaltite. Tutto avveniva grazie alla collaborazione garantita da uno degli indagati a Rocco Delfino, uomo chiave del traffico, indicato come persona molto vicina alla «famiglia» di 'ndrangheta dei Piromalli.

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