Né per onore e neppure per gloria ma solo per gettare un po’ di fumo negli occhi, visti i risultati ottenuti alle urne nella tornata elettorale di un anno fa: un voto a Zaccanopoli (nel Vibonese), due ad Andali (Catanzaro) e tre a Papasidero (Cosenza). Piccoli comuni, con meno di mille abitanti (per la verità non arrivavano neppure a 800) ma dove alle amministrative del settembre 2020 le liste in campo fiorivano: quattro a Zaccanopoli, addirittura cinque a Papasidero e tre ad Andali.
Tra esse quelle del movimento “L’altra Italia” con “squadre” composte quasi esclusivamente da pugliesi, cioè da persone che nessuno conosceva o aveva mai visto in paese e tutte, sonoramente, bocciate dagli elettori.
Una stranezza estesa a livello nazionale visto che nel 2020 il movimento politico aveva piazzato propri candidati in 23 Comuni. Una stranezza in cui ha messo il naso la Procura di Padova che, con l’inchiesta “Candidopoli” eseguita dalla Guardia di Finanza veneta, ha scoperto l’arcano.
Ma prima di chiudere il cerchio – sette le misure cautelari eseguite ieri nei confronti dei vertici dell’emergente movimento politico (tra i quali il segretario nazionale, due pubblici ufficiali autenticatori e due dirigenti del movimento) – è stato necessario sentire oltre 100 candidati, effettuare perquisizioni e acquisire documentazione nelle commissioni elettorali dei 23 Comuni, tutti al di sotto dei mille abitanti.
E il risultato è stato un “falso” elevato all’ennesima potenza. Perché tutto sarebbe stato fasullo: sia le liste (dove figuravano anche ultraottantenni o persone con gravi disabilità), sia la documentazione di supporto. La gran parte dei candidati, infatti, era ignara dell’iscrizione e non conosceva il movimento politico.
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