La Calabria rimane una terra povera e sfatta, piegata da una crisi senza precedenti. Il graffio del covid sul petto di questa regione ha lasciato uno squarcio profondo che non si rimargina. La schiavitù del virus ha ridotto molta gente in condizioni di grave “deprivazione materiale” più che altrove. La perdita di lavoro e la difficile ripartenza delle piccole attività imprenditoriali locali sta facendo dilatare i confini dell’indigenza. Qui, dove la disoccupazione reale ha superato stabilmente la soglia del 50%, ormai, si campa alla giornata con quello che si riesce a portare a casa. Si sopravvive alla fame con una pazienza esemplare, anche in quelle famiglie dove, fino a qualche anno fa, pane e tranquillità non mancavano mai. L’analisi impietosa che fa l’istituto di statistica europeo, Eurostat nel suo report annuale “Regional yearbook 2021” conferma quello che tutti già conoscevamo: la Calabria dei senza lavoro è maglia nera continentale con un tasso di occupazione che nel 2020 è sceso sotto il 60% della popolazione d’età compresa tra i 20 e i 64 anni. Sprofonda anche la curva dell’impiego giovanile (15-24 anni) che supera il muro del 40% di senza lavoro. L’illusione di una ripresa sfuma tragicamente in questo nostro Sud del Sud dove le opportunità di un impiego per i giovani si sono ridotte a un posto da operatore nei call center nei panni di venditore “porta a porta” telefonico. Non c’è altro, restano solo disperazione e rassegnazione.
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