Le dichiarazioni rese in dibattimento dall’agente sotto copertura dell’Fbi, nome in codice “Jimmy”, sono state ritenute utilizzabili in maniera legittima dai giudici del territorio. È quanto, in sintesi, sostiene la Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza del processo scaturito dall’indagine denominata “New Bridge”, che si è definito in ordinario nei confronti di 9 imputati con 3 conferme e 6 annullamenti con rinvio per un nuovo giudizio di appello.
Tra i legali che hanno ottenuto l’annullamento con rinvio ci sono gli avvocati Angelica Commisso, Mario Verrusio, Valerio Accorretti Vianello, Mauro Valentino, Vincenzo Sguera e Antonio Lucarelli. In cassazione è intervenuto anche l’avv. Leone Fonte per la posizione di Cosimo Ienco.
La Federal Bureau of Investigation, ovvero l’Fbi, aveva autorizzato un suo agente, denominato convenzionalmente Jimmy, a operare sotto copertura negli Stati Uniti a partire dagli inizi del 2012. L'agente Jimmy, con l'aiuto di un “confidente”, tale “Sonny”, riusciva quindi a infiltrarsi nel contesto criminale di Brooklyn e a entrare in contatto con un soggetto italo-americano, che a sua volta era imparentato con delle famiglie calabresi. Le intese furono indirizzate nel settore degli stupefacenti e, alcuni mesi dopo, esattamente il 21 luglio 2012, Jimmy giunse in Italia, dove veniva affiancato da un investigatore della Polizia di Stato, anche perché nelle more si era attivata una procedura concordata tra i due Paesi.
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