Assunzioni quasi mai effettuate da parte della Regione, in barba a una legge che esiste da ventidue anni. A pagare dazio, nell’arco di quattro lustri, sono stati i lavoratori con disabilità che sulla base di una precisa norma, avrebbero dovuto essere inquadrati come categoria B1, in seno alla Cittadella. Il motivo è semplice: la Regione non ha mai provveduto, a dispetto della legge 68/99, ad assumere il 7% dei lavoratori occupati. A calcoli fatti, si tratta di quasi 31 unità. Ebbene, «come mai sono passati oltre 20 anni e nessuno ha ancora programmato tali assunzioni?» A chiederselo è la Csa-Cisal che ricorda come «ogni anno gli Enti dovrebbero redigere il cosiddetto Pid, prospetto informatico per i disabili», con il quale «la pubblica amministrazione certifica di rispettare i parametri del collocamento obbligatorio». Eppure, «questo obbligo di legge è stato eluso». C’è però un paradosso. La stessa Regione che non avrebbe quasi mai inteso rispettare tale norma, dal 2018 ha assorbito i Centri per l’impiego e «si permette il lusso di multare –sostiene la Csa-Cisal – tramite questi ultimi, i datori di lavoro, pubblici e privati che non rispettano la quota del collocamento mirato». Ma la legge non è uguale per tutti? Per la sua inadempienza, forse, «la Cittadella dovrebbe multarsi da sola».
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