«Tutore dell’ordine» e, cosa ancora più incredibile, «con il potere di adottare sanzioni contro chi si macchiava di illeciti nei confronti di soggetti vicini alla cosca»: è quanto emerge dalla lettura delle carte dell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Lampetra” che ha portato tre giorni orsono all’arresto di 19 persone tra Scilla, Bagnara e Villa, per associazione mafiosa, spaccio di stupefacenti, estorsione e tentato omicidio. Un potere asfissiante sul territorio di Scilla che gli appartenenti alla cosca Nasone Gaietti (che si vantavano non solo e non tanto dell’appartenenza quanto, piuttosto, dell’essere individuati come cosca dagli stessi inquirenti) esercitano come agenti di un para-Stato e si sentono legittimati: il presunto ruolo di “sceriffo”, secondo la Dda, lo avrebbe svolto Angelo Carina che si sarebbe occupato di comporre le controversie e usare il suo “prestigio criminale” sostituendosi agli agenti di ordine pubblico: secondo gli inquirenti «aveva compiti di carattere istruttorio attivabili in caso di denuncia di comportamenti scorretti adottati da parte dei cittadini scillesi» e aveva una «competenza repressiva e punitiva del tutto analoga a quella statuale».
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