Fra poco più di due mesi, in Calabria, come nel resto del paese, ricomincerà un nuovo anno
scolastico. Per molti si tratta di ordinaria amministrazione. Una ricorrenza normale, scontata, di
certo non una novità. Difatti, la ripartenza in sé, non è una novità, specialmente qui da noi, dove da
anni, ormai, siamo abituati ad un avvio con premesse, e soprattutto promesse, mancate perché mai
realizzate.
Problemi irrisolti, situazioni mai affrontate, questioni rinviate all’infinito
Che alla fine servono solo a generare un estenuante, noioso e retorico dibattito sull’importanza dell’istruzione come leva per lo sviluppo e garanzia per le future generazioni.
Quest’anno, però, a differenza di ciò che è stato nel passato, un elemento di novità, anzi, anche più
di uno, ce l’abbiamo. Nulla di positivo naturalmente, piuttosto sono elementi che rendono ancora
più tragica e drammatica una situazione che è ormai ai limiti della massima sopportazione, diventata
per molti rassegnazione, senso di impotenza, abbandono, oltraggio alla dignità di un’intera
comunità educante che, certamente, non merita un trattamento così biasimevole e ai limiti della
disonorabilità.
La prima questione è quella legata alla situazione della pandemia
A ciò che è successo e che non è stato fatto; al completo abbandono istituzionale, al caos, ai proclami, gli spot, gli editti di un ente, quello della Regione Calabria, che esiste solo su FB e nelle parodie di Crozza, mentre un’intera comunità fatta da persone in carne ed ossa, con un senso di responsabilità verso i doveri costituzionali e con il morale a terra per il senso di completa solitudine e abbandono, ha portato
avanti, come un macigno sulle spalle un lavoro immenso, incommensurabile: sono i Docenti, il
personale ATA, i Dirigenti Scolastici, i fannulloni della società, “i garantiti dallo Stato”, direbbe
qualcuno.
Ebbene, se non fosse stato per loro, e solo per loro, molti ragazzi si sarebbero persi per strada;
abbandonati ad un destino ignoto ed inquieto dove neanche gli affetti famigliari ne avrebbero
compensato la dimensione della gravità. Questo è un dato, inconfutabile ed incontrovertibile.
Gli studenti lo sanno, le famiglie lo sanno
Per queste ragioni il loro grazie non passa attraverso le promesse mancate su futuristici a fantascientifici interventi sul sistema dei trasporti, l’edilizia, il diritto allo studio (sarebbe stata sufficiente limitarsi all’approvazione di una legge regionale ferma al 1985!) e le varie ed eventuali fatte in campagna elettorale ma va dritto al cuore degli insegnanti: di quelli che hanno avuto cura dei più piccoli, dei più indifesi, dei bisognosi, di tutti coloro che sono stati pure amici, consiglieri importanti dei tanti ragazzi spaesati e persi dentro la pandemia; di quelli intransigenti, irremovibili nel difendere una valutazione del merito viziata e distorta da elementi completamente estranei ed indipendenti dal sistema educativo, dal rapporto profondo ed unico fra studente e docente.
È a loro che dobbiamo delle risposte
A loro – e qui passiamo alla seconda questione - e ai funzionari e dipendenti onesti degli Uffici
Scolastici della Regione, servitori dello stato che in questi mesi drammatici hanno garantito, anche
loro in completa solitudine, la gestione di un’attività amministrativa presa di mira, monitorata,
indagata, osservata costantemente come un atto dovuto perché lesa e macchiata da
comportamenti ignobili.
Ci è stato chiesto di collaborare, contribuire a salvaguardare e difendere l’immagine di
un’amministrazione pubblica profondamente offesa dal turpiloquio mediatico che si è scatenato in
questi mesi di disorientamento e incredulità per gli eventi che hanno inciso pesantemente sulla vita
di chi, ogni giorno, si reca in ufficio con il badge in mano e che sembra debba servire, più che per
marcare il tempo, per l’ingresso in un’altra dimensione. Una realtà parallela a quella reale, sospesa
e dove il tempo, invece, sembra essersi fermato e non vuole più ripartire.
Abbiamo manifestato la nostra solidarietà a chi ha subito atti di sciacallaggio e processi sommari, ai
sentenziatori d’ufficio, seminatori di odio e panico.
Lo abbiamo fatto perché crediamo nella giustizia e ad essa abbiamo consegnato la nostra fiducia
fino al completo svolgimento delle indagini che hanno interessato l’USR.
L'assente ingiustificato
Ma tutto questo non può e non deve giustificare un’assenza imbarazzante e ingiustificabile del
Ministero nel garantire l’ordinario funzionamento dell’USR e di tutte le sue Articolazioni Territoriali.
È dal mese di aprile, da quel tragico evento che ha sconvolto la vita del Capo Dipartimento nominata
per gestire una fase delicatissima che tutta la scuola calabrese stava attraversando, che non abbiamo avuto più risposte. Una paralisi, un corto circuito che rischia di mandare in blackout il
lavoro che con grande fatica e senso di responsabilità sta facendo chi oggi si trova in prima fila.
Il tempo delle attese è finito
Non possiamo più giustificare ulteriori e inutili ritardi. Chiediamo e pretendiamo rispetto allo stesso modo di come lo esercitiamo, con grande senso di responsabilità e maturità. Vogliamo sapere dagli alti funzionari, quelli che non scendono mai dalle vette che hanno conquistato e che continuano a vedere il mondo soltanto dall’alto, che cosa sta succedendo e cosa accadrà all’Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria. Vogliamo sapere, in maniera ufficiale, non attraverso le talpe, le voci di corridoio o i canali paralleli, se quest’ufficio ha ancora un Direttore Generale in carica, se è stato commissariato, militarizzato, se si intende farlo o cosa.
Vogliamo rompere questo muro di silenzio, questo timore a pronunciarsi, questi “se” e questi
“vedremo” questi continui e inutili rimbalzi che, alla fine, mandano la palla dappertutto tranne dove
deve realmente andare.
L’USR ha bisogno di una guida e ne ha bisogno al più presto
L’autogoverno non più essere praticato.
Ha esaurito la sua funzione. Sia chiaro, non perché non abbia affrontato o non stia affrontando una
gestione ammnistrativa che ne possa garantire il funzionamento, soprattutto in funzione della
ripresa dell’avvio del prossimo anno scolastico. Il punto non è questo. Le operazioni propedeutiche
si faranno, come si sono sempre fatte. La questione vera è un’altra, e cioè le dinamiche che una
situazione come quella che l’USR e le Articolazioni Territoriali stanno vivendo, generano. Riceviamo
giornalmente diverse segnalazioni, alcune accompagnate da vere e proprie denunce, di
comportamenti al limite dell’alienazione mentale. Soprattutto fra alcuni dirigenti scolastici in preda
ad un delirio di onnipotenza senza precedenti. Minacce, ritorsioni, abusi d’ufficio continui e
millantazioni con qualsiasi forme di potere.
È da qui che bisognerebbe partire
Dal ripristino di un clima equilibrato che distingua ruoli, funzioni e poteri fra tutte le parti che contraddistinguono la comunità educante. Ecco, questo è il rischio maggiore, questo è quello che, in questo momento, la scuola Calabrese non può permettersi: la degenerazione del pilastro più importante che regge la società. Questo è quello che non deve accadere.
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