Cgil, Cisl e Uil Calabria hanno incontrato presso l’Oasi Bartolomea di Lamezia Terme la Conferenza episcopale calabra. L’incontro è stato utile per presentare ai Vescovi calabresi la piattaforma programmatica "che come organizzazioni sindacali abbiamo reso pubblica lo scorso Primo maggio. Ringraziamo la Cec per la sollecitudine con la quale ha colto il messaggio che abbiamo voluto mandare a tutta la Calabria con la piattaforma che, lo ribadiamo, rappresenta per noi solo la base di confronto con le forze sane di questa Regione, con gli interlocutori pronti a confrontarsi per il futuro di questa terra".
La piattaforma, infatti, "non rappresenta un monolite intangibile, ma vuole essere il punto di partenza di una rinnovata azione di dialogo sociale utile a programmare al meglio il domani della Calabria, un domani che - alla luce dei tanti finanziamenti messi a disposizione da un’Europa meno austera - potrebbe cambiare finalmente in meglio il volto di questa terra martoriata. Riconosciamo pienamente il ruolo importante che la Chiesa calabrese sta svolgendo in una terra difficile, praticando una pastorale che ha fatto del contrasto alle diseguaglianze, della lotta alla criminalità organizzata e all’illegalità diffusa la stella polare del suo agire, guardando senza timore ai tanti problemi che ne assillano il presente e lavorando senza sosta per stimolare una loro conversione produttiva".
Sulla base di questi comuni convincimenti, continuano i sindacati, "abbiamo affrontato con i Vescovi calabresi le tante problematiche ancora aperte sul territorio, confrontando le nostre idee con quelle di chi rappresenta il clero ed il popolo calabrese. Ricordando che il 22 giugno del 2019 siamo scesi in piazza unitariamente a Reggio Calabria con l’obiettivo di trasformare le tante vertenze calabresi in un’unica vertenza nazionale".
Sul tavolo della discussione, che è stata ampia ed approfondita, "abbiamo messo i temi della sanità, del lavoro, della scuola e della formazione delle giovani generazioni, dei trasporti, delle infrastrutture, della lotta alla diseguaglianze e delle povertà educative, trovando nei nostri interlocutori un’attenta e informata partecipazione al dialogo sociale. Dal tavolo della discussione è emersa la corale preoccupazione per la fase delicata che sta attraversando la Calabria. Questa Regione, che sta facendo ancora i conti con la violenza pandemica del Covid-19 e si appresta ad aprire una fase politica delicata che la porterà al rinnovo del Consiglio regionale, sta attraversando questo periodo mettendo in evidenza una pericolosa assenza di discussione sui temi che potrebbero rappresentare la chiave di volta economica e sociale per tutti i calabresi. Siamo fortemente preoccupati, infatti, dal fatto che si stia discutendo poco dei problemi della Calabria e dei programmi utili a rilanciare le speranze produttive ed occupazionali di questa terra, ma soprattutto siamo seriamente preoccupati dal fatto che tutto sia assorbito dal solito tira e molla sulle candidature".
Il rischio sotteso a questo stato di cose, poi, è quello di "disabituare definitivamente i calabresi al confronto e alla discussione su ciò che gli tocca da vicino: il futuro della Calabria. Quella che si potrebbe aprire, alla luce dell’ingente mole di finanziamenti messi a disposizione dall’Europa, è una stagione nuova per la nostra regione, una stagione importante per costruire la nuova identità della Calabria. Disperdere questa opportunità, per colpa di biechi giochi di potere, sarebbe un peccato mortale che peserebbe sulle spalle della classe dirigente calabrese. Siamo fortemente preoccupati dal dilagare della povertà, dall’allargamento del gap fra la Calabria ed il resto del Paese, ed anche per questo abbiamo auspicato la coagulazione attorno ai temi esposti nella Piattaforma programmatica del Primo maggio di un’alleanza larga e virtuosa che sappia spingere con convinzione sul pedale del cambiamento".
Anche per questo, infine, "si è convenuto di mantenere con la Cec un appuntamento permanente al fine di affrontare le problematiche ed offrire spunti di orientamento delle scelte politiche locali e, allo stesso tempo, rivendicare più attenzione dal Governo verso le istanze promosse dal territorio".