Calabria

Venerdì 03 Maggio 2024

Il "caso" Calabria, dove lo Stato si affida al coraggio delle donne

Non si sentono prime donne, ma donne. Semplicemente tali. Professioniste, giunte sul gradino più alto della carriera grazie allo studio, all’impegno e ai sacrifici. Porta il volto di quattro donne, di quattro prefette, la faccia della medaglia di una Calabria che continua a stupire e che va per certi versi in controtendenza rispetto al resto del Paese. Perché in Calabria – che ha anche avuto una governatrice (Jole Santelli) – il patriarcato perde terreno e il matriarcato avanza. Certamente nel caso dei prefetti perché ben quattro delle cinque province calabresi hanno altrettante donne alla guida degli Uffici territoriali del governo. Come dire dal 1993 – anno in cui Anna Maria D’Ascenzo diventava a Grosseto la prima donna prefetto – a oggi di strada ne è stata fatta, anche se risale a sessantuno anni fa (1960) la sentenza attraverso cui la Corte Costituzionale dichiarava illegittima una norma discriminante e sessista che impediva alle donne di intraprendere la carriera prefettizia e diplomatica. All’epoca a innescare la miccia fu Rosa Oliva, ma soltanto 33 anni dopo, appunto, una donna prendeva nelle sue mani le redini di una Prefettura. Aperte le porte l’avanzata è stata inarrestabile e la Calabria, in questo caso, sembra viaggiare in controtendenza considerato che in Italia attualmente sono 31 i prefetti donna su 109. Circa il 30%, percentuale calata rispetto a qualche anno fa (40%). Nella regione tranne Reggio Calabria dove l’elenco dei prefetti è sempre stato declinato al maschile, a Cosenza, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia le prefette si sono fatte strada. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria

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