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Calabria, archiviata la denuncia per diffamazione di Domenico Tallini contro Carlo Tansi

“Perde su tutti i campi Domenico Tallini, detto Mimmo dagli amici, insieme ai legali da cui era assistito nel giudizio contro di me per una presunta diffamazione a mezzo stampa nei suoi confronti". Lo ha affermato, in una nota, Carlo Tansi, leader del movimento Tesoro Calabria, che ha anche ripercorso la vicenda. «Siamo alla fine di febbraio di due anni fa: a seguito di un’intervista televisiva in cui lo definivo "Cetto La Tallini", ispirandomi al personaggio del geniale attore Antonio Albanese, lo stesso Tallini annunciava querele attraverso gli organi di informazione. Un'anticipazione a cui in effetti dava subito seguito procedendo nei confronti miei e di chiunque avesse contribuito a diffondere quell'immagine. Ma questa idea di Tallini è stata nettamente smentita da magistrati e giudici, che pochi giorni fa hanno archiviato definitivamente la sua denuncia, smentendo l'ipotesi secondo cui io mirassi solo a squalificare un individuo, nonché uomo delle istituzioni, specchiato e molto stimato. Nel procedimento sono stato come sempre assistito difeso dall’ottimo avvocato, nonché amico d’infanzia, Nicola Mondelli, che ha contribuito in maniera determinante all'accertamento della verità».
Tallini, secondo Tansi, «è stato smentito anche nelle prime fasi del procedimento. Il pubblico ministero assegnatario del fascicolo d'indagine, già a fine novembre 2019, chiedeva infatti l'archiviazione nei miei confronti, ritenendo infondata l'ipotesi di reato ipotizzata da Tallini ed evidenziando oltretutto come fosse necessario tutelare il diritto di cronaca. Ma sottolineando anche il fatto che, nel formulare una critica di carattere politico, "si può ricorrere a espressioni meramente soggettive e di conseguenza non rigorosamente obiettive e asettiche". Ed ancora che il sottoscritto non aveva inteso trascendere nel linguaggio con una immotivata aggressione del Tallini. Ma questa decisione del Pm non ha però affatto persuaso i difensori di Tallini, i quali si sono opposti obiettando come la definizione Cetto La Tallini abbia le caratteristiche di un immaginario "politico calabrese perverso, corrotto e depravato. Un opportunista che vanta legami con la malavita e rappresenta in un certo senso la squallida connessione tra mafia e politica. Un campione di illegalità". Ma, e l'ho spiegato all'inizio, questa tesi non ha trovato alcun riscontro (sic!) non solo a fine 2019 da parte del Pm quanto nemmeno pochi giorni fa quando anche a seguito del vaglio del Gip, come si suole dire in questi casi "giudice terzo", è stato ribadito, una volta per tutte, come il contenuto delle mie dichiarazione non apparisse "lesivo della reputazione di Tallini". Un giudizio di merito insomma formulato "sull'operato politico e non sulla persona", aggiungendo e precisando ulteriormente come il mio fosse un più generale attacco alla "classe dirigente regionale" e pertanto non al singolo. In sostanza: chiamare Mimmo Tallini "Cetto La Tallini” non è reato! E non lo dico io, ma Procura e Tribunale. Forza, dunque, cari Cetto La Tallini! Ritenta, sarai più fortunato».

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