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La Cassazione conferma i rapporti tra i clan del Vibonese e l’ex assessore Stillitani

Francescantonio Stillitani

«I fratelli Stillitani continuarono ad accettare le pretese del clan, la contropartita non fu soltanto quella di assicurarsi passivamente la sopravvivenza, gravata dagli oneri di protezione, ma di avvantaggiarsi al contempo del sostegno della consorteria, in contesti ben specifici e vitali per gli interessi di Francescantonio e del fratello Emanuele (l'attività imprenditoriale, l'affermazione politica)». È quanto scrive la seconda sezione penale della Corte di Cassazione nel provvedimento con cui è stato rigettato il ricorso presentato dall’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani. Gli avvocati Vincenzo Maiello e Vincenzo Ioppoli avevano impugnato il provvedimento cui il tribunale del Riesame aveva confermato gli arresti domiciliari per il politico accusato di concorso esterno nell’ambito dell’inchiesta “Imponimento” coordinata dalla Dda di Catanzaro. Secondo l’accusa Francescoantonio ed Emanuele Stillitani, imprenditori, «da vittime della criminalità organizzata si sarebbero trasformati in imprenditori collusi, concludendo un accordo sinallagmatico con quest'ultima, produttivo di vantaggi per entrambe le parti».

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