La Dda di Catanzaro chiude il cerchio sull’affaire “Petrolmafie” e, dopo i fermi dello scorso 8 aprile, dà esecuzione a 56 misure cautelari, di cui 28 in carcere, 21 ai domiciliari, 4 obblighi di dimora e tre interdittive. Su richiesta del procuratore Nicola Gratteri e dei sostituti Andrea Mancuso, Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo, infatti, il gip distrettuale Valeria Isabella Valenzi, ha disposto le 56 misure, rispetto alle 83 complessivamente chieste. Ieri mattina a dare esecuzione all’ordinanza sono stati i carabinieri del Ros ed i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, con il coordinamento della Dda. Il provvedimento cautelare (rispetto ai 15 fermi dell’8 aprile è stato allargato il raggio delle misure) è da considerarsi una prosecuzione dell’attività d’indagine mirata a colpire al cuore – e alle casse – la ’ndrangheta unitaria. Un attacco senza precedenti di cui il 19 dicembre del 2019 il maxi-blitz Scott-Rinascita ha rappresentato una prima dimostrazione. E proprio nelle pieghe del maxi-blitz è stato in seguito individuato il filone che ha portato agli inizi del mese – nell’ambito di un’operazione congiunta delle Dda di Roma, Napoli, Reggio Calabria e Catanzaro denominata “Petrol Mafie spa” – all’esecuzione dei 15 fermi, ma soprattutto ha consentito agli inquirenti di svelare gli intrecci tessuti all’ombra dell’operazione petrolio.
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