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Vibonese, pentiti e tecnologia: armi letali contro i clan

La nuova offensiva della Distrettuale antimafia apre un nuovo corso nella lotta al crimine destinato a fare scuola

La Dda cerca di fare, una volta per tutte, terra bruciata attorno al microcosmo di locali e ’ndrine che si muove nell’orbita del vasto Crimine vibonese, affinando le strategie che hanno provocato più di una “defezione” nell’armata spianata dalla criminalità organizzata. L’attacco “chirurgico” sferrato dalla Distrettuale antimafia negli ultimi anni, infatti, ha aperto crepe nei muri eretti a difesa del sistema ’ndrangheta che, per lunghissimo tempo, si è ritenuto impenetrabile. Un sistema “pasciuto e cresciuto” anche nel ventre molle delle connivenze e delle corruttele che hanno contribuito a rafforzarlo consentendo, di fatto, al crimine organizzato di compiere un salto di qualità, di entrare nei circuiti politici e finanziari che contano, talvolta facendo leva anche su spezzoni della massoneria deviata. Davanti a un quadro così allarmante, che restituiscono in modo capillare le inchieste della Distrettuale antimafia diventa allora necessario alzare il livello della controffensiva, colpendo con maggiore forza laddove finora non lo si è fatto. Negli ultimi anni, comunque, l’azione investigativa, sempre più sofisticata e di élite, un risultato tangibile l’ha raggiunto facendo da sponda al fenomeno del pentitismo, cioè a quanti decidono di “saltare il fosso” e di iniziare a collaborare con la giustizia.

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