L’ultimo viaggio. Durato quaranta interminabili minuti. È il tempo della corsa contro la morte compiuta da un’ambulanza del 118 partita da Roggiano Gravina per raggiungere l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. All’interno, sulla lettiga, Vincenzo Frangelli, 21 anni ancora da compiere, in preda ad un arresto cardiocircolatorio. Con lui un medico e un infermiere che vogliono salvarlo: Vincenzo è troppo giovane per morire. Il suo cuore però non vuol saperne: si ferma più volte e i sanitari praticano le manovre rianimatorie, il massaggio cardiaco, fino allo sfinimento. Vincenzo non deve morire. E mentre l’ambulanza a sirene spiegate illumina con i lampeggianti le strade della Valle dell’Esaro la madre rimasta a casa prega perdendo quasi la voce: Vincenzo non deve morire.
In ospedale vengono allertati due anestesisti che lo aspettano in Pronto soccorso con i medici di turno. Lo aspettano, per salvarlo. Tutti vogliono salvarlo. L’ambulanza corre nella notte con l’autista che sfida il vento e la pioggia per arrivare prima possibile. Il medico e l’infermiere, bardati nei loro scafandri, sudano e lottano con quel cuore ormai stanco.
Vincenzo, da giorni contagiato dal Covid, seguiva la terapia domiciliare a base di paracetamolo e antibiotico. Viveva isolato con la madre da quando il “mostro” invisibile aveva colpito la famiglia: il padre e il nonno ricoverati nel nosocomio cosentino; la nonna, “positiva”, chiusa in casa. Madre e figlio, entrambi infettati, si curavano con moderato ottimismo, con gli occhi attaccati al saturimetro. Mercoledì sera, Vincenzo ha avvertito un dolore sempre più forte al torace accompagnato da difficoltà respiratorie. Gli mancava l’aria come mai era accaduto prima. Da solo, questa volta, non poteva farcela. C’era bisogno di aiuto e subito. Da qui l’allarme al 118 e la corsa verso l’ospedale. Tutto inutile. Quando il mezzo di soccorso è arrivato davanti all’ingresso del reparto di emergenza il cuore non batteva più. Ma i medici non si sono arresi, perché Vincenzo non doveva morire. Per altri 45 minuti hanno cercato disperatamente di rianimarlo. Senza successo.
Il corpo, dopo il tampone post-mortem, sarà restituito alla famiglia sebbene l’Azienda ospedaliera avesse mostrato l’interesse a sottoporlo ad esame autoptico per capire cosa sia realmente accaduto. Il ventunenne non era un paziente “fragile”, non mostrava patologie pregresse e, dunque, l’arresto cardiocircolatorio non si capisce se sia stato legato all’azione del Covid.
Per questo motivo i familiari di Vincenzo Frangelli si sono recati nella caserma dei carabinieri della città per chiedere che venga chiarita la causa della morte. Il ragazzo era in isolamento domiciliare perché contagiato dal Covid. I familiari non ipotizzano alcuna accusa precisa, ma sperano, attraverso l’autopsia, di sapere con esattezza cosa sia accaduto nel tragitto da casa del giovane, a Roggiano Gravina, al pronto soccorso dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza. La salma del giovane è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria che ha decido di disporre l'esame autoptico. Domani verrà conferito l'incarico ai medici legali e l'esame necroscopico sarà svolto nell'istituto di medicina legale di Catanzaro, l'unico attrezzato nel distretto giudiziario per operazioni di questo genere. La conferma è giunta dal procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, che ha pure disposto l'acquisizione di tutta la documentazione medica. La morte di Frangelli ha sconvolto l’intera Valle dell’Esaro dove Vincenzo era conosciutissimo ed amato. Faceva il boy-scout, frequentava gli ambienti cattolici e conduceva una vita sanissima, praticando anche sport.
Dal primo aprile ad oggi, la pandemia ha provocato quasi 80 decessi nel Cosentino. La vittima più giovane è in assoluto Vincenzo. Pino Pasqua dirige il Dipartimento di Emergenza dell’Annunziata di Cosenza. Nell’ultimo anno ha incontrato più di altri il dolore e la sofferenza di tanti pazienti. È un medico che ormai vive in ospedale tentando, ogni giorno, di strappare quante più vite possibile alla morte. La fine di Vincenzo l’ha colpito dritto al cuore. «Abbiamo fatto di tutto per salvarlo» ripete con malcelata commozione. «Qualunque sia la causa di questa tragedia» aggiunge «raccomando ai giovani di stare attenti, di non abbassare la guardia. Questo è un virus pericolosissimo per tutti, non è una questione di età: non fa sconti, né differenze». Come dargli torto.
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