La “zona grigia”. Quella zona in cui si mischiano interessi opachi della ’ndrangheta e di insospettabili professionisti. Anche in quest’operazione, i magistrati antimafia ritengono che «il fulcro di questo complesso meccanismo collusivo è rappresentato da un commercialista di Rosarno, regista anche di attività connesse alla gestione e all’occultamento/schermatura del patrimonio illecitamente accumulato dalla cosca Pesce della quale è risultato esserne partecipe a tutti gli effetti, avendo egli messo a disposizione della ’ndrangheta se stesso e le sue competenze in materia societaria, contabile e fiscale, andando ben oltre la funzione tipica del mandato professionale». Tiberio Sorrenti è un noto commercialista di Rosarno, è stato eletto consigliere comunale una decina di anni fa, ed è risultato «essere in contatto con ambienti della criminalità organizzata rosarnese – dicono gli investigatori –, oltre che il tenutario delle scritture contabili di diverse aziende riconducibili ad esponenti della cosca Pesce». L’indagine “Pecunia Olet” ha svelato come «il commercialista era da tempo profondamente inserito nel contesto ’ndranghetista rosarnese nel quale si muoveva con assoluta dimestichezza e spregiudicatezza, tanto da assumere il ruolo di referente delle cosche, venendo al contempo visto da chi aveva intenzione di intraprendere iniziative sul territorio come colui che, proprio in ragione dei suoi legami con la ’ndrangheta, era in grado di instradarle nel solco delle regole dell’asfissiante controllo ‘ndranghetista sulle iniziative economiche o imprenditoriali intraprese o proseguite». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria