«Gli ho detto “Gioacchino è già il secondo carico, non ce la faccio a mandartelo, sono 80mila euro”. E lui ha detto: “Vincenzino, regolatevi che l’Andrea Doria non affonda mai”». L’intercettato è “Don Vincenzino”, al secolo Vincenzo Ruggiero, 86 anni, ritenuto dalla Dda «partecipe della cosca Piromalli», imprenditore «colluso» nel settore della distribuzione del trasporto di carburanti «con il compito di riciclare i proventi di attività delittuose»; “lui” sarebbe invece il boss Gioacchino Piromalli; “loro”, la presunta associazione a delinquere su cui indaga la Dda di Reggio, sarebbero infine come “l’Andrea Doria”, quella che «non affondiamo mai» avrebbe detto il capobastone della potente famiglia della Piana di Gioia Tauro secondo il racconto finito agli atti dell’inchiesta. A spiegare il contesto è il generale Alessandro Barbera, comandante dello Scico della Guardia di Finanza: «La nostra attività è stata denominata “Andrea Doria” perché durante una conversazione ambientale un soggetto riferisce di essersi interfacciato con Gioacchino Piromalli il quale gli dice “L’Andrea Doria non affonda mai e noi siamo l’Andrea Doria e non affondiamo mai”. Questa indagine ha consentito di contraddire Piromalli, perché un affondamento c’è stato grazie alla nostra incisiva attività investigativa». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria