Grazie all’aiuto fornito da almeno una mezza dozzina di amici fedeli, l’ormai ex latitante sanluchese Francesco Pelle, 44 anni, noto come “Ciccio Pakistan”, pur essendo ormai costretto a vivere su una sedie a rotelle sarebbe giunto a bordo di attrezzati veicoli preceduti da auto-civetta in Portogallo, a Lisbona, dove appunto è stato scovato e arrestato mentre era ricoverato in un ospedale privato per problemi legati al Covid. Dopo la partenza da Milano, in vista ormai della sicura conferma dell’ergastolo, pena che da lì a poco i giudici della Corte di Cassazione gli avrebbero confermato, a metà 2019, Francesco Pelle – secondo quanto emergerebbe dalle capillari indagini compiute dagli investigatori dei carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria, del Gruppo di Locri e della compagnia di Bianco – dopo una o due tappe nel Sud della Francia e con addosso documenti falsi, sarebbe riuscito, cambiando pure l’autovettura, a farsi condurre dai suoi fidati autisti in Portogallo, dove, appunto, trascorrere con meno rischi e occhi addosso la latitanza. Gli investigatori, in attesa dell’estradizione in Italia dell’ex fuggiasco, sono ora concentrati su un aspetto in particolare: dare un nome e un volto ai diversi fiancheggiatori che in questi due anni circa di latitanza non solo hanno aiutato Pelle a fuggire dall’Italia e a nascondersi all’estero ma lo hanno pure protetto e schermato fornendogli anche “coperture” di ogni genere e aiuti sul piano logistico, sanitario ed economico. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria