Calabria

Lunedì 29 Aprile 2024

Il Portogallo "paradiso" dei boss, lì si rifugiano tanti altri latitanti calabresi

Praia da Falésia, Albufeira, Portogallo

Il “paradiso” dei latitanti. Il Portogallo ha a lungo rappresentato per le “primule” delle mafie italiane il luogo ideale dove nascondersi. Varie le ragioni: la facilità con cui è possibile confondersi nelle città spesso piene di insospettabili italiani e il collegamento stabile con il Brasile, ex colonia portoghese, raggiungibile con voli in partenza quotidiana dall'aeroporto della capitale. Il primo dei calabresi ad essere fermato in terra lusitana, nel lontano 1992, è stato Emilio Di Giovine, boss del narcotraffico calabro-lombardo a Milano negli anni 80 del secolo scorso. Il ricercato, protagonista qualche anno prima dell’arresto di una clamorosa evasione nel capoluogo lombardo, venne individuato a Faro, nel sud del Portogallo, con il fratello William. Di Giovine è figlio di Maria Serraino, originaria di Reggio Calabria, passata alla storia come il capo del gruppo familiare che controllava a Milano lo spaccio di stupefacenti nella zona di piazza Prealpi. “Nonna eroina” - così la chiamavano gli investigatori – è morta nel 2017 ad 86 anni. Emilio Di Giovine, come la sorella Rita, ha scelto di collaborare con la giustizia deponendo in importanti processi istruiti contro la 'ndrangheta sia nel capoluogo meneghino che a Reggio Calabria. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria

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