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Emergenza Corap, i sindacati: "Chiesto confronto alla Regione, ha risposto solo il commissario!"

I Segretari Generali di FP CGIL Calabria Alessandra Baldari, di CISL FP Calabria Luciana Giordano e di UIL FPL Calabria Elio Bartoletti ribadiscono con forza la necesità che la Regione Calabria attivi subito un tavolo di confronto sull'emergenza Corap.

"La Regione Calabria è stata la protagonista assoluta del CORAP per un periodo lungo otto anni, durante il quale si sono verificate situazioni che definire paradossali è dire poco. Situazioni che, oggi, qualcuno vorrebbe definitivamente archiviare invocando di nuovo ipotesi dismissive che butterebbero sul lastrico oltre cento dipendenti incolpevoli e fino a ieri speranzosi di nuove prospettive.

Andiamo per ordine e spieghiamoci bene.

Nel quadro degli indirizzi strategici di programmazione per lo sviluppo e la valorizzazione del territorio, al fine di assicurare l'esercizio unitario delle funzioni amministrative degli enti pubblici regionali, la Regione Calabria ha emanato la legge n. 24/2013 “Riordino enti, aziende regionali, fondazioni, agenzie regionali, società e consorzi comunque denominati, con esclusione del settore sanità”. L’obiettivo, tra gli altri, era quello di perseguire la riduzione degli oneri organizzativi, procedimentali e finanziari, e la razionalizzazione organizzativa degli enti regionali.

Il CORAP, ovvero l’Ente nato dall’accorpamento delle 5 ASI Calabresi, è stato definitivamente istituito con DPGR n.115/2016 (ovvero dopo ben tre anni dalla nomina del primo commissario regionale). Dopo ulteriori tre anni, con l’approvazione della L.R. 47/2019, lo stesso Ente è stato messo in Liquidazione Coatta Amministrativa nonostante, da più parti, si levassero voci contrarie ad una simile soluzione e nonostante più di uno avesse presagito l’illegittimità della norma.

Il primo paradosso. la Regione Calabria ha prima istituito il CORAP per poi decidere di scioglierlo essendo rimasta sorda, negli anni precedenti, alle svariate denunce pubblicate dagli organi di stampa circa una più che discutibile, verticistica, conduzione dell’Ente a regia regionale.

Avevamo tanta ragione a invocare più di una riflessione sull’applicabilità della Liquidazione Coatta Amministrativa al CORAP che la Corte Costituzionale, con sentenza n. 22/20121, ha dichiarato l’illegittimità della L.R. 47/2020 in quanto lesiva delle norme che regolano il riparto delle competenze tra Stato e Regioni, in tema di potestà legislativa.

Il secondo paradosso: la Regione Calabria aveva il compito di vigilare e controllare l’attività dei Commissari da essa stessa nominati.

E, invece, ha fatto finta di nulla quando era sotto gli occhi di tutti che la legge di accorpamento rimaneva inattuata: non uno Statuto, non un solo bilancio approvato, non un regolamento degno di tale nome.

Non solo: la Regione in otto anni non ha mai varato, ma neanche ipotizzato, un quadro entro cui definire gli indirizzi programmatici in tema di politica industriale.

Alla luce di ciò, rimane un mistero il motivo che ha spinto la Regione ad istituire il CORAP per poi lasciarlo alle ortiche: un Ente praticamente mai nato!

Il terzo paradosso. Oggi, dopo tante traversie e il pericolo incombente della disoccupazione che grava sui dipendenti del CORAP, la Regione fa finta di non capire che esiste una sola soluzione: si assuma le proprie responsabilità chiedendo al neo-commissario il varo di un PIANO INDUSTRIALE serio ed attuabile: il CORAP ha gli asset necessari al suo rilancio. Non solo: ha asset così importanti che la Regione ha il dovere di mettere al riparo dagli interessi rapaci che abbiamo visto emergere negli ultimi anni.

Il quarto paradosso. Dopo aver tentato di liquidare l’Ente con buona pace di ben due leggi (la L.R. 38/2001 e la più recente L.R. 24/2013) rimaste entrambe inattuate, oggi vi è un’impellenza: le gravi difficoltà finanziarie in cui versa l’Ente, la discutibile gestione dei Commissari nominati dalla stessa Regione, stanno per tradursi in conseguenze disastrose per l’intera collettività. Prima fra tutte, la pregnante preoccupazione riguardante le piattaforme depurative di proprietà del Corap e dallo stesso gestite. Infatti, a breve, l'Ente non avrà più la possibilità di sostenere gli oneri connessi alle attività di trattamento degli impianti (acquisto reagenti, pagamento dipendenti e degli operai addetti, pagamento dei consumi energetici, etc etc…) con gravi inevitabili rischi ambientali legati all’interruzione del processo depurativo dei reflui urbani ed industriali e dei rifiuti liquidi non pericolosi.

Il quinto paradosso. Mentre da svariati ambienti regionali giungono voci che insistono su ipotesi dismissive, il Presidente Spirlì ha pubblicamente annunciato che provvederà ad avviare ogni utile azione per sostenere il Corap, anche attraverso la ricapitalizzazione onde evitare le gravi conseguenze annunciate e per la doverosa salvaguardia dei livelli occupazionali".

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