La parola d’ordine deve essere una sola: vaccinazione. E anche in tempi rapidi e a tappeto. Non lascia molto spazio a dubbi l’esito della ricerca in corso al Policlinico universitario “Mater Domini” di Catanzaro, dove nell’ambito dell’indagine sulla circolazione delle varianti del Sars-CoV-2 in Calabria sono emersi dati interessanti ma anche tali da invitare a spingere il più possibile sul fronte della campagna vaccinale prima che il virus muti al punto da poter diventare resistente a vaccini e a terapie con anticorpi monoclonali.
L’indagine sui tamponi prelevati in Calabria tra fine febbraio e le prime settimane di marzo ha permesso di identificare la variante inglese in 28 tamponi su 45 analizzati, un dato che indica come anche in Calabria questo ceppo potrebbe diventare quello dominante; nessuna traccia invece di altre varianti note (brasiliana, nigeriana, americane) ma ne sono state individuate otto che potrebbero avere importanza clinica, non a caso identificate con acronimo inglese Voc (variant of concern). Fra queste, una presenta la mutazione nel residuo E484 (E484Q nella fattispecie) che in letteratura viene associata a una possibile riduzione dell’efficacia di vaccinazioni e anticorpi monoclonali.
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